I am Greta
Greta
2020
Amazon Prime Video
Paese
Svezia
Genere
Documentario
Durata
97 min.
Formato
Colore
Regista
Nathan Grossman
Attore
Greta Thunberg
La storia dell'adolescente attivista per il clima Greta Thunberg: nell’agosto del 2018, Greta, una studentessa svedese di quindici anni, davanti al Parlamento svedese comincia uno sciopero per manifestare contro il cambiamento climatico, che nel giro di qualche mese si trasforma in un movimento globale, rendendola un’attivista di fama mondiale.
Diretto dal regista svedese Nathan Grossman, I am Greta racconta da una prospettiva ravvicinata l’adolescente più famosa del suo tempo, divenuta un simbolo planetario delle lotte ambientaliste e della presa di coscienza, da parte di giovani e giovanissimi, dello stato di precarietà allarmante in cui versano gli ecosistemi planetari, vessati da un inquinamento senza ritorno e da un intervento umano che non si è mai posto il problema dei limiti delle sue azioni. Il documentarista Grossman, suo connazionale, l’ha seguita praticamente sempre nel corso degli ultimi due anni della sua vita, che Greta stessa nel film definisce come un film, o meglio come un sogno surreale, ed è impossibile negare l’impatto che la giovane Thunberg ha avuto da un punto di vista mediatico, dagli aspetti più frivoli (il retweet di Arnold Schwarzenegger di un suo video che ne accrebbe la popolarità) all’influenza del movimento Fridays for Future passando per le note voci contrarie e a lei avverse di Trump e Putin. I am Greta segue Greta Thunberg dal suo primissimo giorno di protesta fino all’incredibile viaggio in barca a vela verso New York per presenziare al Summit sul clima dell’ONU ed è, anzitutto, un prontuario per conoscere meglio e più nel dettaglio la sua figura vedendola all’opera anche nei ripiegamenti più intimi e privati. Un prodotto allo stesso tempo combattivo e apologetico, ma non per questo ottusamente agiografico: evidenzia a chiare lettere tutti i meriti di Greta, ma non arretra nemmeno al cospetto delle sue fragilità, sindrome da Asperger in primis, soffermandosi sulla paradossale idea che sia una ragazzina tutt’altro che conciliata e non incline alla tristezza, all’autismo e alla malinconia (della propria condizione, anzitutto) a spingere i governanti internazionali a soppesare le proprie colpe. L’impaginazione del prodotto, tuttavia, non concede particolari scarti o impennate ed è tutto abbastanza appiattito sulle cronache mediatiche del personaggio. Quando si tentano dei momenti di pura messa in scena la virata, se c’è, è verso qualche sentimentalismo lacrimevole di troppo (c’è anche spazio, a questo proposito, per una sequenza “generazionale” senz’altro sensazionalistica sulle note, live, di The End of the World di Billie Eilish). Presenti all’interno del documentario anche le riprese del colloquio della ragazza col primo ministro francese Emmanuelle Macron e un brandello di un’intervista del giornalista italiano Corrado Formigli. Presentato fuori concorso alla Mostra del cinema di Venezia 2020.
Diretto dal regista svedese Nathan Grossman, I am Greta racconta da una prospettiva ravvicinata l’adolescente più famosa del suo tempo, divenuta un simbolo planetario delle lotte ambientaliste e della presa di coscienza, da parte di giovani e giovanissimi, dello stato di precarietà allarmante in cui versano gli ecosistemi planetari, vessati da un inquinamento senza ritorno e da un intervento umano che non si è mai posto il problema dei limiti delle sue azioni. Il documentarista Grossman, suo connazionale, l’ha seguita praticamente sempre nel corso degli ultimi due anni della sua vita, che Greta stessa nel film definisce come un film, o meglio come un sogno surreale, ed è impossibile negare l’impatto che la giovane Thunberg ha avuto da un punto di vista mediatico, dagli aspetti più frivoli (il retweet di Arnold Schwarzenegger di un suo video che ne accrebbe la popolarità) all’influenza del movimento Fridays for Future passando per le note voci contrarie e a lei avverse di Trump e Putin. I am Greta segue Greta Thunberg dal suo primissimo giorno di protesta fino all’incredibile viaggio in barca a vela verso New York per presenziare al Summit sul clima dell’ONU ed è, anzitutto, un prontuario per conoscere meglio e più nel dettaglio la sua figura vedendola all’opera anche nei ripiegamenti più intimi e privati. Un prodotto allo stesso tempo combattivo e apologetico, ma non per questo ottusamente agiografico: evidenzia a chiare lettere tutti i meriti di Greta, ma non arretra nemmeno al cospetto delle sue fragilità, sindrome da Asperger in primis, soffermandosi sulla paradossale idea che sia una ragazzina tutt’altro che conciliata e non incline alla tristezza, all’autismo e alla malinconia (della propria condizione, anzitutto) a spingere i governanti internazionali a soppesare le proprie colpe. L’impaginazione del prodotto, tuttavia, non concede particolari scarti o impennate ed è tutto abbastanza appiattito sulle cronache mediatiche del personaggio. Quando si tentano dei momenti di pura messa in scena la virata, se c’è, è verso qualche sentimentalismo lacrimevole di troppo (c’è anche spazio, a questo proposito, per una sequenza “generazionale” senz’altro sensazionalistica sulle note, live, di The End of the World di Billie Eilish). Presenti all’interno del documentario anche le riprese del colloquio della ragazza col primo ministro francese Emmanuelle Macron e un brandello di un’intervista del giornalista italiano Corrado Formigli. Presentato fuori concorso alla Mostra del cinema di Venezia 2020.
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