San Francisco, 1928. Lo scrittore di gialli e polizieschi Dashiell Hammett è coinvolto in prima persona in una vicenda di criminalità. Il contatto diretto con il mondo della malavita influenzerà profondamente la sua fantasia. Invitato da Coppola a dirigere in America un adattamento del romanzo di Joe Gores sull'opera di Dashiell Hammett, Wenders durante la lavorazione di questo film attraversò una delle fasi più travagliate della sua carriera. A causa di insanabili divergenze sulla sceneggiatura, furono girate, nell'arco di un periodo di tempo durato oltre quattro anni, due versioni del film. Affascinante nella sua palpabile incompiutezza, è un elegante omaggio al grande noir americano in cui, insieme ai sottotesti teorici sul processo della scrittura, contano le suggestioni e le atmosfere. Buona parte del risultato è merito delle scenografie di un maestro come Dean Tavoularis, storico collaboratore di Coppola qui in grado di costruire una Chinatown ombrosa e tentacolare, dedalo di perdizione in cui l'occhio di Hammett scopre una realtà più sfuggente di quella dei suoi romanzi. Altro punto a favore del film è la magnifica interpretazione di Frederic Forrest, un Hammett solitario e crepuscolare, fratello di sangue del Marlowe interpretato da Elliott Gould ne Il lungo addio (1973) di Robert Altman. Su quanto effettivo girato da Wenders sia confluito nella versione definitiva si è a lungo dibattuto senza mai arrivare a certezze, e autorizzando molti a ipotizzare un massiccio intervento di Coppola anche dietro la macchina da presa.