Harley Davidson (Mickey Rourke) e Marlboro Man (Don Johnson) sono due amici fraterni, outsider vagabondi che vivono di espedienti. Quando decidono di rapinare una banca per salvare il locale in cui sono cresciuti, rimangono invischiati in un torbido affare di droga e in una guerra con alcuni spietati killer che lascerà dietro di sé una lunga scia di sangue. Disastroso flop commerciale e scult dell’action a stelle strisce, il western contemporaneo dell’australiano Simon Wincer non ha altro scopo se non il semplice divertimento e rivisita una trama trita e ritrita tutta giocata sul machismo virile dei due protagonisti. Versione trash di Butch Cassidy e Sundance Kid, Harley Davidson e Marlboro Man – praticamente due spot viventi, nonostante i titoli di testa neghino qualsiasi intento pubblicitario – sono facce diverse della stessa America libera e selvaggia (il cowboy e il biker), antieroi romantici proiettati in una visione manichea e quasi cartoonesca che li vede contrapposti a cattivi nerovestiti (o dal colletto bianco) di ineguagliabile ferocia. A tratti imbarazzante, è consigliabile solo agli estimatori del genere. Non sarà un caso che gli attori scelti, il divo maledetto Rourke e il Don Johnson lanciato dalla serie Miami Vice (1984-90), dopo questo film si siano avviati verso un inesorabile declino professionale.