Heimat
Heimat – Eine Chronik in elf Teilen
1984
Paese
Rft
Generi
Storico, Drammatico
Durata
931 min.
Formati
Colore, Bianco e Nero
Regista
Edgar Reitz
Attori
Marita Breuer
Kurt Wagner
Rüdiger Weigang
Eva Maria Schneider
Karin Rasenack
Johannes Lobewein
Gertrud Bredel
Eva Maria Bayerwaltes
Hans-Jürgen Schatz
Johannes Metzdorf
Wolfram Wagner
Willi Burger
Arno Lang
Sabine Wagner
Helga Bender
Alexander Scholz
Jörg Hube
Oltre cinquant'anni di storia della Germania, dal 1919 al 1982, attraverso la vicende della famiglia Simon, residente a Schabbach, piccolo villaggio nell'Hunsrück. Paul Simon (Dieter Schaad), tornato dalla Grande guerra sposa la figlia del borgomastro, Maria (Marita Breuer), avendo da lei due figli, Ernst (Michael Kausch) e Anton (Mathias Kniesbeck). Un giorno Paul, improvvisamente, lascerà il villaggio per non farvi ritorno. Concepito per la televisione tedesca e suddiviso in 11 episodi-capitoli per un totale di oltre 15 ore di durata, Heimat è la prima parte di un progetto titanico concepito da Reitz con lo scopo di raccontare la storia tedesca del Novecento attraverso la lente delle piccole-grandi storie di una famiglia di un piccolo villaggio tedesco. Ne risulta un complesso affresco storico-emotivo teso all'esplorazione del concetto dell'Heimat, termine polivalente e non traducibile con un solo termine: è sì la patria, ma innanzitutto il suolo natio, la terra dei padri, il luogo delle radici e del radicamento, il luogo fisico e trascendente che definisce la nostra esistenza, il punto di partenza e di ritorno di ogni vita. Reitz – che aveva già esplorato, anche se indirettamente, la traduzione cinematografica di questo concetto nei suoi film precedenti, in particolare ne Il viaggio a Vienna (1973) e in Ora zero (1977) – con Heimat dà il via a un percorso formale-contenutistico radicale e allo stesso tempo classico, dove la storia di un popolo chiave dell'occidente si fa scorgere tra le pieghe delle vite di piccoli uomini e donne, con i loro amori e i loro dolori, le loro aspirazioni e le loro speranze, le loro delusioni e le loro cadute, le loro ingenuità e le loro saggezze in un flusso narrativo al limite della perfezione ove la cronaca si fa saga familiare e l'immagine cinematografica si fa poesia pura, attingendo all'universale tanto della Storia quanto dell'Umano. Ne sia esempio l'utilizzo del bianco e nero e del colore, dove quest'ultimo evidenzia i ricordi importanti, i momenti di isolata felicità nella tragedia della Storia, in alternanza con il bianco e nero a sottolineare la quotidianità, il dramma, i ricordi più difficili, il controscena della memoria. L'universo-mondo di Heimat, sinfonia narrativa e al tempo stesso componimento poetico tra la tradizione romantica e quella civile brechtiana, si dispiega dunque in un'opera stratificata, in cui le diverse direttrici (narrative, storiche, filosofiche, antropologiche, emotive, poetiche, letterarie, artistiche e cinematografiche) si intrecciano inesorabilmente come il complesso albero genealogico della famiglia Simon ricostruito da Glassisch (Kurt Wagner), il narratore-cantastorie di ogni episodio che riepiloga e connette tutti gli avvenimenti con l'incertezza del punto di vista parziale e al tempo stesso con la conoscenza del narratore onnisciente. Quasi ogni episodio, infatti, è da lui introdotto utilizzando decine di foto, forse mai neanche scattate davvero. Sceneggiatura di Edgar Reitz e Peter F. Steinbach, fotografia di Gernot Roll e musiche di Nikos Mamangakis.
Maximal Interjector
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