Un celebre neurochirurgo (Steve Martin) investe una donna bellissima (Kathleen Turner); dopo averla salvata con un'operazione, la sposa. La vita coniugale è però tutt'altro che un idillio e l'uomo, durante un viaggio di lavoro, conosce uno scienziato (David Warner) che conserva “cervelli vivi”: con uno di questi troverà parecchie affinità. Grande successo del cinema comico americano anni Ottanta, Ho perso la testa per un cervello consacra la stella di Steve Martin (attore, ma anche sceneggiatore con il regista Carl Reiner e George Gipe) tra le più luminose della Hollywood del periodo. Grottesca e demenziale satira dell'horror fantascientifico, il film diverte grazie a dialoghi stralunati e surreali e alla vena di un Martin mattatore assoluto. Certo, la storia è esilissima e i personaggi di contorno non sono molto più che macchiette, a cominciare da Kathleen Turner e dalla sua perenne sottoveste sexy, alla seconda prova cinematografica dopo l'esordio in Brivido caldo (1981) di Lawrence Kasdan. Il risultato, così, è piuttosto inconsistente, ma ugualmente godibile e scorrevole al punto giusto. Musiche di Joel Goldsmith, scenografia (notevole per follia) di Mark W. Mansbridge e Polly Platt. La voce del cervello, in originale, è di Sissy Spacek.