Humandroid
Chappie
2015
Paesi
Usa, Messico, Sudafrica
Generi
Fantascienza, Azione, Commedia
Durata
120 min.
Formato
Colore
Regista
Neill Blomkamp
Attori
Sharlto Copley
Dev Patel
Ninja
Yo-Landi Visser
Jose Pablo Cantillo
Hugh Jackman
Sigourney Weaver
Brandon Auret
Johnny Selema
Anderson Cooper
Johannesburg, futuro prossimo. La criminalità della città sudafricana viene controllata dalle forze robotiche create dall'ingegnere Deon (Dev Patel), foraggiate da Michelle Bradley (Sigourney Weaver) e invise alle obsolete tecniche di un collega militare dello stesso ingegnere (Hugh Jackman). Quando Deon "riporta" in vita un robot scartato (Sharlto Copley), ribattezzandolo Chappie, scatenerà l'ira dell'uomo e l'aggressività dei criminali del posto.
Alla sua terza prova dietro la macchina da presa, Neill Blomkamp ritenta nuovamente la strada della fantascienza confermandosi sempre più in calo rispetto al suo film d'esordio: se District 9 (2009) si era imposto all'attenzione come opera anomala, interessante e incisiva, giocando con la storia e il passato del Sudafrica (luogo d'origine di Blomkamp), il successivo Elysium (2013) preferiva arenarsi in un sottobosco distopico e para-hollywoodiano abbastanza ordinario. Con Humandroid, invece, il regista lavora sull'ingenuità di un racconto bonario, zuccheroso e ai limiti dell'indulgenza. Un apologo sulla fiducia e sul perdono che si colloca in una Johannesburg del futuro: metropoli rumorosa e violenta, è il teatro ideale in cui Blomkamp muove le sue pedine. Nonostante sia indubbiamente un progetto sentito dal proprio autore, il risultato è schematico, raffazzonato, vittima anche di un personaggio principale – sorta di Pinocchio programmabile – scritto in maniera pressapochista e tutt'altro che originale. Il “piccolo” Chappie ha le movenze di Sharlto Copley, i Die Antwoord gli fanno da ispirati genitori: al loro immaginario post-punk si devono i pochi momenti ispirati dell'intera operazione.
Alla sua terza prova dietro la macchina da presa, Neill Blomkamp ritenta nuovamente la strada della fantascienza confermandosi sempre più in calo rispetto al suo film d'esordio: se District 9 (2009) si era imposto all'attenzione come opera anomala, interessante e incisiva, giocando con la storia e il passato del Sudafrica (luogo d'origine di Blomkamp), il successivo Elysium (2013) preferiva arenarsi in un sottobosco distopico e para-hollywoodiano abbastanza ordinario. Con Humandroid, invece, il regista lavora sull'ingenuità di un racconto bonario, zuccheroso e ai limiti dell'indulgenza. Un apologo sulla fiducia e sul perdono che si colloca in una Johannesburg del futuro: metropoli rumorosa e violenta, è il teatro ideale in cui Blomkamp muove le sue pedine. Nonostante sia indubbiamente un progetto sentito dal proprio autore, il risultato è schematico, raffazzonato, vittima anche di un personaggio principale – sorta di Pinocchio programmabile – scritto in maniera pressapochista e tutt'altro che originale. Il “piccolo” Chappie ha le movenze di Sharlto Copley, i Die Antwoord gli fanno da ispirati genitori: al loro immaginario post-punk si devono i pochi momenti ispirati dell'intera operazione.
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