Con l'intera Panem in guerra, Katniss Everdeen (Jennifer Lawrence) si prepara ad affrontare il perfido Presidente Snow (Donald Sutherland), sempre più ossessionato dal pensiero di distruggerla e stroncare qualsiasi spirito di rivolta. Lo scontro finale appare inevitabile e nel frattempo Katniss si divide tra l'amore per Gale (Liam Hemsworth) e Peeta (Josh Hutcherson).
Capitolo cinematografico conclusivo della saga ispirata ai romanzi di Suzanne Collins. Come pratica ormai consolidata (e quanto meno discutibile), l'ultimo episodio filmico della serie è stato spezzato in due parti e Hunger Games: Il canto della rivolta – Parte II ricomincia proprio dove il suo precedente si concludeva. Ma il cliffhanger tra i due film si rivela emblema paradigmatico del risultato: potenzialmente assai interessante, alla prova dei fatti fiacco e deludente. La messa in scena è professionale, le atmosfere sono evocative e convincenti (malgrado qualche manierismo estetico di troppo) e le scene d'azione lasciano il segno: a mancare è però una coesione drammaturgica, come dimostrano tempi estremamente dilatati che si alternano a improvvise fiammate, forieri di una gestione del ritmo narrativo abbastanza raffazzonata e confusa. Deleteria la scelta di spezzare in due il racconto, depotenziando così gli aspetti più intriganti del testo di partenza stemperati dall'accumularsi di sottotrame (il triangolo amoroso è francamente risibile), personaggi secondari spesso poco funzionali e da rimandi interni alla saga che possono soddisfare i fan, ma lasciano interdetti e spiazzati i non adepti. Un leggero passo in avanti rispetto a Hunger Games: Il canto della rivolta – Parte I (2014), ma è decisamente troppo poco per una saga partita con buoni presupposti e andata via via svilendosi. Il pubblico, in ogni caso, ha risposto con entusiasmo ancora una volta. Ultima apparizione per il grande Philip Seymour Hoffman (Plutarch Heavensbee), scomparso nel febbraio 2014, a poche settimane dalla conclusione delle riprese.