Se la strada potesse parlare
If Beale Street Could Talk
2018
Chili
Timvision
Paese
Usa
Generi
Drammatico, Sentimentale
Durata
117 min.
Formato
Colore
Regista
Barry Jenkins
Attori
Kiki Layne
Stephan James
Colman Domingo
Teyonah Paris
Michael Beach
Diego Luna
Regina King
Harlem, primi anni '70. Fonny (Stephan James) e Tish (Kiki Layne), amici da sempre, si amano e coltivano un profondo legame che sembra permettere loro di superare qualsiasi difficoltà. La loro tranquillità è sconvolta quando Fonny viene incarcerato in seguito a una accusa di stupro. Ma Tish, che nel frattempo scopre di essere incinta, non dubita mai dell'innocenza del proprio amato.
Basandosi sul romanzo omonimo di James Baldwin, Barry Jenkins, a due anni da Moonlight, torna a confrontarsi con una storia carica di pathos con al centro situazioni limite che riguardano pregiudizi e discriminazioni. Un film il cui cuore pulsante è l'amore nella sua forma più pura e totalizzante: un quadro saturo all'inverosimile di sentimentalismo, in cui lo studio sulla fisicità dei corpi dei due protagonisti carica ogni scena di una emotività troppo spesso imposta in maniera forzata. Jenkins sembra tradire il pudore del soggetto con un approccio che non prevede la minima sfumatura nel suggerire le emozioni e le motivazioni che spingono i personaggi ad agire. All'interno di una confezione studiata al millimetro, il regista americano gioca con i virtuosismi più marcati e riconoscibili (nell'uso del colore e della musica, in particolare) enfatizzando ogni sequenza per ottenere il massimo trasporto emotivo possibile. Una scelta discutibile che però riesce in alcune occasioni a colpire nel segno, soprattutto quando diventa motore per rendere sullo schermo una storia dal romanticismo bigger than life. Ambientato in un luogo simbolo della cultura afroamericana e mosso da nobilissimi intenti, il film vive di pulsioni sotterranee cariche di dolcezza ma anche di accensioni potenzialmente folgoranti annacquate da fiumi di retorica spicciola. In ogni caso, i momenti di riflessione non mancano, relazionati sia all'epoca in cui è ambientato il film, sia alla contemporaneità. Notevole l'alchimia tra i due protagonisti, che danno vita a una relazione di dolente intensità, meno incisivo il contributo dei comprimari. Presentata in anteprima mondiale al Toronto Film Festival, la pellicola è stata presentata anche alla Festa del Cinema di Roma e ha vinto un Oscar: quello per la miglior attrice non protagonista, andato a Regina King.
Basandosi sul romanzo omonimo di James Baldwin, Barry Jenkins, a due anni da Moonlight, torna a confrontarsi con una storia carica di pathos con al centro situazioni limite che riguardano pregiudizi e discriminazioni. Un film il cui cuore pulsante è l'amore nella sua forma più pura e totalizzante: un quadro saturo all'inverosimile di sentimentalismo, in cui lo studio sulla fisicità dei corpi dei due protagonisti carica ogni scena di una emotività troppo spesso imposta in maniera forzata. Jenkins sembra tradire il pudore del soggetto con un approccio che non prevede la minima sfumatura nel suggerire le emozioni e le motivazioni che spingono i personaggi ad agire. All'interno di una confezione studiata al millimetro, il regista americano gioca con i virtuosismi più marcati e riconoscibili (nell'uso del colore e della musica, in particolare) enfatizzando ogni sequenza per ottenere il massimo trasporto emotivo possibile. Una scelta discutibile che però riesce in alcune occasioni a colpire nel segno, soprattutto quando diventa motore per rendere sullo schermo una storia dal romanticismo bigger than life. Ambientato in un luogo simbolo della cultura afroamericana e mosso da nobilissimi intenti, il film vive di pulsioni sotterranee cariche di dolcezza ma anche di accensioni potenzialmente folgoranti annacquate da fiumi di retorica spicciola. In ogni caso, i momenti di riflessione non mancano, relazionati sia all'epoca in cui è ambientato il film, sia alla contemporaneità. Notevole l'alchimia tra i due protagonisti, che danno vita a una relazione di dolente intensità, meno incisivo il contributo dei comprimari. Presentata in anteprima mondiale al Toronto Film Festival, la pellicola è stata presentata anche alla Festa del Cinema di Roma e ha vinto un Oscar: quello per la miglior attrice non protagonista, andato a Regina King.
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