Il cowboy Jed Cooper (Clint Eastwood) viene fermato da un gruppo di uomini armati che lo accusano di omicidio e furto di bestiame. Nonostante si dichiari innocente, viene subito impiccato; agonizzante, è salvato da un ranger che lo arresta e porta in prigione. Quando il vero assassino viene fermato, Cooper accetta l'offerta del giudice Fenton (Pat Hingle) di diventare sceriffo federale: si metterà alla caccia di coloro che lo avevano accusato e quasi giustiziato.
Al di là della regia di Ted Post e della sceneggiatura di Leonard Freeman e Mel Goldberg, la vera impronta sulla pellicola è quella di Clint Eastwood: reduce dal successo della Trilogia del dollaro di Sergio Leone, Eastwood fonda la casa produttrice Malpaso Company, che esordisce proprio con questo film. Uscita in piena esplosione revisionista, l'opera è centrata su una serie di interrogativi morali che investono la figura del pistolero: è giusta la vendetta? Fino a che punto si può credere nella legge dei tribunali? Chi ha il diritto di decidere della vita e della morte di una persona? È un western in cui il mito della frontiera è ormai tramontato e decaduto, anzi è ormai materia da sottoporre a vero e proprio processo; la tensione che attraversa il protagonista e il rapporto con il giudice configurano la fine della stagione del Far West, della legge del taglione e della colt, per salutare – con ambiguità, difficoltà, imperfezioni – la difficile transizione allo stato di diritto. Pur nella sua medietà, un film che descrive bene il periodo di ripensamento del cinema americano del tempo, e che annuncia alcuni dei temi chiave della successiva e straordinaria carriera registica di Eastwood. Da vedere, anche per una confezione niente male, nonostante qualche prolissità di troppo.