Anni Ottanta. Una giovane coppia di immigrati irlandesi, Johnny (Paddy Considine) e Sarah (Samantha Morton), decide di emigrare in America con la prole per trovare fortuna. In un quartiere malfamato della grande mela, tra disagio economico e aspirazioni irrisolte, questa famiglia dal passato doloroso proverà a cambiare il proprio destino. Dedicato a Frankie, fratello del regista morto prematuramente, In America – Il sogno che non c'era è inequivocabilmente un racconto autobiografico. Irlandese con un passato da immigrato in America, Jim Sheridan struttura una similitudine tra le figlie Naomi e Kirsten (autrici dello script) e le bambine protagoniste, in una rievocazione che si trasforma in un film-confessione intimo e personale: anche le dinamiche di risoluzione dei conflitti, fino alla sintesi finale, metaforizzano temi feticcio autoriali, dalla religione alla Provvidenza (rappresentata dall'inquilino nero malato di AIDS, interpretato da Djimon Hounsou). Persino la scelta stilistica di affidare la voce narrante alla sorella maggiore Christie conferma il racconto di una storia di fede, di famiglia, di spiritualità: una storia differente rispetto ad altre dello stesso genere, perché chiusa tra mura domestiche, permeata da una forza centripeta che risucchia lo spettatore in dinamiche talmente specifiche da non poter essere generalizzate. Un'opera incisiva che pecca, però, di eccessiva freddezza, rischiando un mancato coinvolgimento spettatoriale: un limite che intacca solo in parte un risultato comunque coerente e coraggioso. Candidato a tre Oscar: miglior attrice protagonista (Morton), attore non protagonista (Hounsou) e sceneggiatura originale.