Nell'Italia del secondo dopoguerra, le fabbriche sono viste come la soluzione a tutte le difficoltà economiche: chi, fino a prima, si era dedicato all'agricoltura abbandona il settore, attratto dalle sicurezze dell'industria. Con gli anni, l'operaio muta, soprattutto con la catena di montaggio e con la presa di coscienza dei propri diritti, che rivendica alla ricerca di una vita migliore. Lo sciopero dei 35 giorni del 1980 e la marcia dei quarantamila saranno due passaggi fondamentali che cambieranno la società italiana. Francesca Comencini racconta, attraverso molti filmati d'epoca, l'evoluzione del ruolo dell'operaio in Italia a partire dagli anni Cinquanta. La Storia è costruita sulla base delle piccole storie quotidiane delle persone intervistate, in modo da far emergere i molti problemi che l'Italia ha affrontato (o avrebbe dovuto affrontare) nel periodo storico preso in esame: dalla questione dell'emigrazione dal Mezzogiorno verso il Nord Italia, al lavoro minorile e all'istruzione, fino ad arrivare alle lotte per i diritti della classe proletaria. Quello che esce è un ritratto abbastanza accurato e stimolante, in cui la voce narrante crea un fil rouge tra gli eventi, ma, allo stesso tempo, ne mette in evidenza la portata, offrendo un interessante punto di vista sugli avvenimenti nazionali degli ultimi sessant'anni. Troppo scolastico, ma ci si può accontentare.