In vacanza su Marte
2020
Timvision
Paese
Italia
Genere
Commedia
Durata
94 min.
Formato
Colore
Regista
Neri Parenti
Attori
Christian De Sica
Massimo Boldi
Herbert Ballerina
Paola Minaccioni
Lucia Mascino
Milena Vukotic
Dopo aver fatto perdere da anni le sue tracce alla moglie e al figlio Giulio, Fabio (Christian De Sica) sta per sposare su Marte la facoltosa Bea (Lucia Mascino). Ma cosa potrebbe succedere se durante un’escursione nello spazio, qualcosa andasse storto e Giulio diventasse di colpo un arzillo vecchietto (Massimo Boldi)?
Sommo nadir extra-terrestre del cinepanettone canonico, quello tutti frizzi, lazzi, peti, corna e volgarità assortite, In vacanza su Marte arriva dopo Natale da chef (2017), con il solo Boldi e ancora diretto da Neri Parenti, Amici come prima (2018), reunion a suo modo tenera e affettuosa di Boldi e De Sica a molti anni di distanza dall’ultimo tradizionale film di Natale prodotto da De Laurentiis (Natale a Miami, del 2005), e Sono solo fantasmi, progetto del solo De Sica che si chiudeva con un omaggio sincero, personale e chapliniano al padre Vittorio. Aperto da un posticcio prologo interstellare e inaugurato con una prima sequenza in cui si scorge una Milano avveniristica sullo sfondo, con grattacieli costruiti accanto al Duomo e alla Madùnina, In vacanza su Marte è ambientato nel 2030 ma è uscito nell’anno della pandemia da Covid-19 del 2020, mirando a riportare alla ribalta il confortante e sboccatissimo escapismo scatologico caro ai fan del filone e arrivando, per la prima volta, direttamente nelle case degli italiani durante le feste natalizie grazie alle principali piattaforme streaming. Questo ritorno alle origini si traduce però in uno dei più sconfortanti e incartapecoriti esiti del longevo franchise: se De Sica, “Sinceri” solo di cognome, è intento a sciorinare senza colpo ferire il suo solito pallottoliere di battutacce cafone e sessiste come se il tempo non fosse passato (tantissime sono riprese alla lettera da precedenti cinepanettoni), desta molta più tenerezza uno spaesato Boldi. Sia per la storyline di fantascienza alquanto dozzinale nella quale è relegato il suo personaggio, sia per la totale nonchalance di Cipollino nel lasciare che vengano presi di mira come non mai, alla soglia del loop denigratorio, i suoi difetti fisici (in tal senso, In vacanza su Marte sancisce forse la definitiva fumettizzazione cartoonesca del comico lombardo). A fare le spese dei modi di De Sica e della sua prosopea escrementizia («Ce sarà un modo per uscire dal cul de sac senza rimetterce er cul?»), è però soprattutto la ricca vedova interpretata da Milena Vukotic, subissata da bordate di riferimenti al meretricio che il suo personaggio incassa con giuliva sportività, mentre suscita particolare sconforto l’apporto registico nullo come non mai di Parenti e la confezione particolarmente sciatta del prodotto, ingolfato di green screen dozzinali e pedestri che castrano l’asettica ambientazione marziana e al cui confronto Natale sul Nilo (2003), cinepanettone d’antan, sembra quasi riconducibile allo sfarzo egizio di un Cecil B. De Mille. Se i comici storici tentano la via di una regressione infantile, tra l’altro esplicitamente materializzata, all’ossessione per le secrezioni corporali da una prospettiva senile di problemi di prostata, il blocco del film dedicato alle generazioni più giovani, in cui la pochade vira verso una critica sentimentale all’acqua di rose del cinismo vacuo degli influencer, non fa certo meglio, strizzando l’occhio ai Ferragnez attraverso pallidissime macchiette (debunker di fake news compresi) e tentando di compiacere i gusti musicali dei giovani con battute in cui Calcutta e Tommaso Paradiso vengono preferiti, rispettivamente, a Proust e Flaubert. L’immancabile hit mondiale di turno in colonna sonora è Hypnotized dei Purple Disco Machine, ma, arrivati ai titoli di coda, a risuonare sarà soprattutto un sommo sconforto. Scritto da Neri Parenti e Gianluca Bomprezzi, anche autori del soggetto in collaborazione con Miyagi.
Sommo nadir extra-terrestre del cinepanettone canonico, quello tutti frizzi, lazzi, peti, corna e volgarità assortite, In vacanza su Marte arriva dopo Natale da chef (2017), con il solo Boldi e ancora diretto da Neri Parenti, Amici come prima (2018), reunion a suo modo tenera e affettuosa di Boldi e De Sica a molti anni di distanza dall’ultimo tradizionale film di Natale prodotto da De Laurentiis (Natale a Miami, del 2005), e Sono solo fantasmi, progetto del solo De Sica che si chiudeva con un omaggio sincero, personale e chapliniano al padre Vittorio. Aperto da un posticcio prologo interstellare e inaugurato con una prima sequenza in cui si scorge una Milano avveniristica sullo sfondo, con grattacieli costruiti accanto al Duomo e alla Madùnina, In vacanza su Marte è ambientato nel 2030 ma è uscito nell’anno della pandemia da Covid-19 del 2020, mirando a riportare alla ribalta il confortante e sboccatissimo escapismo scatologico caro ai fan del filone e arrivando, per la prima volta, direttamente nelle case degli italiani durante le feste natalizie grazie alle principali piattaforme streaming. Questo ritorno alle origini si traduce però in uno dei più sconfortanti e incartapecoriti esiti del longevo franchise: se De Sica, “Sinceri” solo di cognome, è intento a sciorinare senza colpo ferire il suo solito pallottoliere di battutacce cafone e sessiste come se il tempo non fosse passato (tantissime sono riprese alla lettera da precedenti cinepanettoni), desta molta più tenerezza uno spaesato Boldi. Sia per la storyline di fantascienza alquanto dozzinale nella quale è relegato il suo personaggio, sia per la totale nonchalance di Cipollino nel lasciare che vengano presi di mira come non mai, alla soglia del loop denigratorio, i suoi difetti fisici (in tal senso, In vacanza su Marte sancisce forse la definitiva fumettizzazione cartoonesca del comico lombardo). A fare le spese dei modi di De Sica e della sua prosopea escrementizia («Ce sarà un modo per uscire dal cul de sac senza rimetterce er cul?»), è però soprattutto la ricca vedova interpretata da Milena Vukotic, subissata da bordate di riferimenti al meretricio che il suo personaggio incassa con giuliva sportività, mentre suscita particolare sconforto l’apporto registico nullo come non mai di Parenti e la confezione particolarmente sciatta del prodotto, ingolfato di green screen dozzinali e pedestri che castrano l’asettica ambientazione marziana e al cui confronto Natale sul Nilo (2003), cinepanettone d’antan, sembra quasi riconducibile allo sfarzo egizio di un Cecil B. De Mille. Se i comici storici tentano la via di una regressione infantile, tra l’altro esplicitamente materializzata, all’ossessione per le secrezioni corporali da una prospettiva senile di problemi di prostata, il blocco del film dedicato alle generazioni più giovani, in cui la pochade vira verso una critica sentimentale all’acqua di rose del cinismo vacuo degli influencer, non fa certo meglio, strizzando l’occhio ai Ferragnez attraverso pallidissime macchiette (debunker di fake news compresi) e tentando di compiacere i gusti musicali dei giovani con battute in cui Calcutta e Tommaso Paradiso vengono preferiti, rispettivamente, a Proust e Flaubert. L’immancabile hit mondiale di turno in colonna sonora è Hypnotized dei Purple Disco Machine, ma, arrivati ai titoli di coda, a risuonare sarà soprattutto un sommo sconforto. Scritto da Neri Parenti e Gianluca Bomprezzi, anche autori del soggetto in collaborazione con Miyagi.
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