Storia della battaglia di Iwo Jima, decisiva vittoria americana nel secondo conflitto mondiale, e della celeberrima fotografia scattata sul monte Suribachi: dei marines che issarono la bandiera a stelle e strisce, tornarono a casa solo John “Doc” Bradley (Ryan Philippe), Rene Gagnon (Jesse Bradford) e Ira Hayes (Adam Beach), trasformati in eroi loro malgrado.

Tratto dall'omonimo libro di James Bradley, figlio di uno dei tre marine sopravvissuti, è la prima parte di un dittico cinematografico (proseguito lo stesso anno con l'ancor più intenso e riuscito Lettere da Iwo Jima) che racchiude la straordinaria riflessione sull'atrocità della guerra di un regista per anni considerato conservatore e reazionario. Eastwood spoglia la narrazione dell'evento bellico di ogni traccia di eroismo, concentrandosi invece sulle fragilità umane dei protagonisti, anche in virtù di un cast decisamente in parte. I continui salti temporali vanno dalle scene di battaglia – girate con crudezza ma senza il compiacimento spesso presente nelle opere più giovanili del regista – alle tappe del tour propagandistico che segnò le vite di Doc, Ira e Rene. Proprio in queste scene emerge maggiormente l'occhio critico dell'autore, che svela tutta l'ipocrisia, talvolta la falsità, della macchina mediatica. Nel complesso c'è qualche ridondanza (si insiste fin troppo sull'emotività del pellerossa Ira/Adam Beach), ma sono difetti perdonabili all'interno di un'opera sincera, compatta e commovente. Il brano The Ballad of Ira Hayes, di Peter La Farge, dedicato alla triste storia del nativo americano, venne reso celebre da Johnny Cash.