Parigi. Trelkowski (Roman Polanski), giovane impiegato statale, si trasferisce in un appartamento in centro, dove la precedente inquilina tentò il suicidio gettandosi dalla finestra. Il fantasma di quell'evento tragico, l'atteggiamento ostile dei vicini e strane visioni notturne faranno velocemente deragliare la lucidità mentale dell'uomo.
Terzo capitolo, insieme a Repulsion (1965) e Rosemary's Baby (1968), di un'ideale trittico polanskiano incentrato sull'orrore domestico, L'inquilino del terzo piano è un thriller psicologico con venature horror, ancor più mistico e irrazionale rispetto ai due film precedenti. Le atmosfere (da incubo) contano più della, comunque notevole, sceneggiatura (firmata dal regista con Gérard Brach e ispirata al romanzo di Roland Topor Le locataire chimérique): opera visionaria e ambigua nel definire l'iter di degenerazione del protagonista, il film, ricco di tensione dal primo all'ultimo minuto, nega volutamente l'interpretazione univoca, disseminando tasselli che suggeriscono tesi esplicative angosciose e disturbanti (paranoia? intervento soprannaturale? stallo di matrice esistenziale?), e vanta inoltre la miglior prova d'attore del regista polacco, impegnato in una camaleontica interpretazione che segue un vertiginoso coinvolgimento emotivo. Da incubo la sequenza conclusiva, gioiello di costruzione tensiva e sfuggente. Isabelle Adjani è Stella, Melvyn Douglas è Monsieur Zy. Musiche di Philippe Sarde, fotografia di Sven Nykvist. Presentato in concorso al Festival di Cannes del 1976.