Germania, 1932. Zishe Breitbart (Jouko Ahola), giovane fabbro ebreo ingenuo e dalla forza sovrumana, viene notato da Erik Jan Hanussen (Tim Roth), impresario tedesco con molti legami con le logge esoteriche, che gli propone di trasferirsi a Berlino e recitare in teatro nei panni di Sigfrido, eroe ariano idolatrato dal crescente partito nazista.

Dopo circa un decennio di interessanti documentari realizzati in giro per il mondo, Werner Herzog torna al cinema di finzione con un film tratto da una storia vera (Erik Jan Hanussen fu il maggiore esoterista tedesco e pare abbia predetto l'arrivo di Hitler), volendo raccontare a suo modo i chiacchierati legami tra nazismo ed esoterismo. Nonostante qualche squarcio visionario ben assestato (il sogno con i granchi rossi, che viene direttamente dall'intro di Echi da un regno oscuro girato nel 1990), il risultato è assai didattico, se non addirittura televisivo: fiacco e senza nerbo, caratterizzato da una sceneggiatura di rara sciatteria, Invincibile non riesce mai a diventare un grottesco elzeviro su quello che qualche storico ha definito “il più grande culto pagano di massa della storia”, ossia il Nazismo. Probabilmente, il film che più di ogni altro certifica la difficoltà di Herzog di tornare cinema di finzione, dopo i fasti degli anni Settanta e, in parte, degli Ottanta. Presentato in concorso a Venezia nel 2001, venne distribuito nelle sale italiane solo nel 2008.