Una ragazza (Mia Wasikowska) viene raccolta in mezzo alla campagna dal pastore St. John Rivers (Jamie Bell). Soccorsa e portata a casa di quest'ultimo, la giovane si presenta a lui come Jane Elliott, ma il suo vero nome è un altro: Jane Eyre.
Ennesima trasposizione del romanzo di Charlotte Brönte del 1847, già portata sul grande schermo da Robert Stevenson (La porta proibita del 1944) e Franco Zeffirelli (il film omonimo del 1996). Aperta da un incipit di notevole fascino, scandito unicamente dai suoni della natura, la versione di Cary Fukunaga parte nel modo giusto, dimostrando immediatamente la grande attenzione del regista americano per l'aspetto luminoso della fotografia, i tempi di montaggio e il lavoro sul sonoro. Una cura formale che, quantomeno, rende sensato questo nuovo adattamento, molto giocato sui salti temporali e valorizzato da un cast in buona forma. Qualche passaggio di maniera e alcune ridondanze di troppo lo rendono un prodotto imperfetto, seppur piuttosto riuscito. Le belle musiche sono di Dario Marianelli.