Jean de Florette (Gérard Depardieu) eredita un terreno in Provenza dove vorrebbe trasferirsi con la famiglia ad allevare conigli, ma si scontra duramente con i vicini (Daniel Auteuil e Yves Montand) che vogliono impadronirsene a tutti i costi. Tratto dal romanzo L'acqua delle colline di Marcel Pagnol, Jean de Florette è la prima parte di una trasposizione che sarebbe poi proseguita con Manon delle sorgenti (1986), sempre diretto da Claude Berri. Melodramma in costume di stampo tradizionale, rispetta la fonte letteraria, da cui a volte riprende puntualmente i dialoghi, regalando alle vicende raccontate un'epicità campestre di grande respiro, grazie anche alle ottime interpretazioni, tra cui si distingue quella ambigua, untuosa e riuscitissima di Daniel Auteuil. A volte eccessivamente enfatica, tragica e magniloquente, è una comunque una pellicola dalla curatissima confezione, che omaggia con sentimento l'opera di Pagnol: una visione impegnativa, a tratti ridondante ma intensa e raffinata, in perfetta linea con la tradizione francese del genere. Candidato a un Golden Globe come miglior film straniero.