Il killer Jimmy Bonomo, detto "Bobo" (Sylvester Stallone) uccide un poliziotto corrotto insieme al collega Louis Blanchard (Jon Seda): subito dopo questi viene ammazzato in un bar e presto arriva a indagare sul caso il detective Taylor Kwon (Sung Kang). Ben presto il poliziotto e il sicario si ritroveranno a dover far squadra comune contro uno psicopatico (Jason Momoa) che al denaro preferisce il piacere dell'omicidio.
Dopo un decennio di riposo, Hill torna sul grande schermo mettendo in scena la graphic novel francese Du plomb dans la tête di Alexis Nolent. L'intento era quello di creare una storia crepuscolare con assassini prezzolati, un corpo di polizia marcio e qualche tocco sentimentale, come la storia d'amore tra Kwon e la figlia (Sarah Shahi) di Bobo. Il regista coglie l'occasione anche per autocitarsi: l'omicidio durante il concerto country ricorda il finale de I guerrieri della palude silenziosa (1981), il duello con le asce rimanda a quello con i martelli contenuto in Strade di fuoco (1984). Purtroppo l'insieme manca di coesione e, soprattutto, del disincanto e dell'autoironia che sarebbero stati necessari per il personaggio di Stallone che, a dispetto dell'età, schiva proiettili e sopravvive a tutto come in un action-movie di trent'anni prima. Sceneggiato da Alessandro Camon.