Johnny Guitar
Johnny Guitar
1954
Paese
Usa
Genere
Western
Durata
110 min.
Formato
Colore
Regista
Nicholas Ray
Attori
Joan Crawford
Sterling Hayden
Mercedes McCambridge
Ward Bond
Scott Brady
Ben Cooper
John Carradine
Ernest Borgnine
Royal Dano
Arizona, ‘800. L'affascinante Vienna (Joan Crawford) gestisce un saloon ed è per questo in guerra con i possidenti locali guidati da Emma Small (Mercedes McCambridge), che le contende l'amore del fuorilegge Dancin' Kid (Scott Brady). La situazione è ulteriormente scossa dall'arrivo di Johnny Guitar (Sterling Hayden), ex pistolero e un tempo grande amore di Vienna.
Se un regista innamorato del melodramma e anticonformista si accosta a un sistema codificato come quello del western, è lecito attendersi qualcosa di molto personale. Ma Nicholas Ray arriva addirittura a stravolgere tutte le regole, ribaltando i ruoli maschili e femminili e mettendo alla berlina la dimensione più virile e conservatrice del genere, con una trama incentrata sullo scontro tra due donne e su un uomo che non porta la pistola. Eppure, benché all'uscita fu paragonato a una soap opera, Johnny Guitar è uno dei più grandi western della storia del cinema. Per i suoi dialoghi, più letali di una sparatoria, per le tante scene cult, di cui basta citare quella con Vienna biancovestita che suona il pianoforte e per la sua atmosfera spudoratamente mélo, che gioca sull'uso espressivo e kitsch del Trucolor e su geometrie ispirate all'architetto Frank Lloyd Wright (di cui Ray fu allievo). Risultato: se in America fu guardato con disprezzo, i critici francesi se ne innamorarono e sia François Truffaut che Jean-Luc Godard lo omaggiarono più volte nei loro film. Una Crawford mai così fulgida ci lascia un memorabile ritratto di donna, ma funestò il set con i suoi capricci e litigò con la rivale McCambridge. Quest'ultima, attiva caratterista, anni dopo presterà la voce al demone Pazuzu in L'esorcista (1973) di William Friedkin. La canzone leitmotiv del film, che porta lo stesso titolo, è cantata da Peggy Lee.
Se un regista innamorato del melodramma e anticonformista si accosta a un sistema codificato come quello del western, è lecito attendersi qualcosa di molto personale. Ma Nicholas Ray arriva addirittura a stravolgere tutte le regole, ribaltando i ruoli maschili e femminili e mettendo alla berlina la dimensione più virile e conservatrice del genere, con una trama incentrata sullo scontro tra due donne e su un uomo che non porta la pistola. Eppure, benché all'uscita fu paragonato a una soap opera, Johnny Guitar è uno dei più grandi western della storia del cinema. Per i suoi dialoghi, più letali di una sparatoria, per le tante scene cult, di cui basta citare quella con Vienna biancovestita che suona il pianoforte e per la sua atmosfera spudoratamente mélo, che gioca sull'uso espressivo e kitsch del Trucolor e su geometrie ispirate all'architetto Frank Lloyd Wright (di cui Ray fu allievo). Risultato: se in America fu guardato con disprezzo, i critici francesi se ne innamorarono e sia François Truffaut che Jean-Luc Godard lo omaggiarono più volte nei loro film. Una Crawford mai così fulgida ci lascia un memorabile ritratto di donna, ma funestò il set con i suoi capricci e litigò con la rivale McCambridge. Quest'ultima, attiva caratterista, anni dopo presterà la voce al demone Pazuzu in L'esorcista (1973) di William Friedkin. La canzone leitmotiv del film, che porta lo stesso titolo, è cantata da Peggy Lee.
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