Nonostante diverse resistenze, il paleontologo Alan Grant (Sam Neill) si lascia convincere dal suo allievo, Billy Brennan (Alessandro Nivola) ad accettare la proposta dei coniugi Kirby (William H. Macy e Téa Leoni) di sorvolare Isla Sorna, in cambio di un finanziamento per le ricerche. Il volo, però, non va come previsto e ad attenderli sull'isola c'è una nuova terrificante creatura preistorica: lo spinosauro.
Dopo aver diretto anche il secondo, deludente, capitolo (Il mondo perduto – Jurassic Park del 1997) della saga iniziata con il cult del 1993, Steven Spielberg si defila dalla regia e assume unicamente il ruolo di produttore esecutivo per questo terzo tassello del franchise sui dinosauri più fortunato della storia del cinema. La pellicola di Joe Johnston, nominata anche ai Razzie Awards per il peggior remake o sequel, abbandona ogni ricerca di un messaggio profondo, di poesia, di qualità artistica e di innovazione, per dare vita a un trionfo di effetti speciali (la ILM difficilmente tradisce) che sono uno specchio per le allodole dietro il quale si nasconde una trama evanescente e piatta, degna del peggior prodotto di serie B. Il secondo capitolo già aveva disatteso le aspettative, ma in questo caso della bellezza di Jurassic Park è rimasto solamente Sam Neill.