Killer of Sheep
Killer of Sheep
1978
Paese
Usa
Genere
Drammatico
Durata
83 min.
Formato
Bianco e Nero
Regista
Charles Burnett
Attori
Henry G. Sanders
Kaycee Moore
Charles Bracy
Angela Burnett
Jack Drummond
Stan (Henry G. Sanders) lavora in un macello di ovini nel quartiere di Watts, Los Angeles. Dovrà cerca di trovare il modo di conciliare il mestiere alienante con le sfide della vita familiare.
Una dolce ninnananna cantata da una madre, immediatamente seguita da una lite tra un figlio e i suoi genitori. Inizia così un film importante e che fin da subito dimostra di vivere di contrasti: tra l’estetica realista e la narrazione invece frammentata ed ellittica; tra la vita dimessa dei protagonisti e la grande cultura nera che si affaccia per mezzo della bellissima colonna sonora; tra la vitalità quasi autodistruttiva dell’infanzia e l'emotività scarica degli adulti, spaesati e senza meta come le pecore del macello. Le scene si susseguono senza linearità, tra sprazzi di tenerezza (il ballo tra Stan e la moglie) ed episodi che denunciano una certa immobilità sociale (la continua rievocazione da parte dei bambini dei disordini di Watts del 1965). Una Los Angeles pressoché inedita fa da sfondo a una storia desolante ma non senza speranza, dove basta il contatto con una tazzina per riportare alla memoria momenti lieti. Girato con un budget irrisorio, il film è prova che anche la povertà dei mezzi può essere fertilissima generatrice.
Una dolce ninnananna cantata da una madre, immediatamente seguita da una lite tra un figlio e i suoi genitori. Inizia così un film importante e che fin da subito dimostra di vivere di contrasti: tra l’estetica realista e la narrazione invece frammentata ed ellittica; tra la vita dimessa dei protagonisti e la grande cultura nera che si affaccia per mezzo della bellissima colonna sonora; tra la vitalità quasi autodistruttiva dell’infanzia e l'emotività scarica degli adulti, spaesati e senza meta come le pecore del macello. Le scene si susseguono senza linearità, tra sprazzi di tenerezza (il ballo tra Stan e la moglie) ed episodi che denunciano una certa immobilità sociale (la continua rievocazione da parte dei bambini dei disordini di Watts del 1965). Una Los Angeles pressoché inedita fa da sfondo a una storia desolante ma non senza speranza, dove basta il contatto con una tazzina per riportare alla memoria momenti lieti. Girato con un budget irrisorio, il film è prova che anche la povertà dei mezzi può essere fertilissima generatrice.
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