1881. Giunta ad Amsterdam in condizioni di assoluta povertà, la bella Keetje (Monique van de Ven) è costretta a prostituirsi per guadagnarsi da vivere. Entrata in contatto con il banchiere Hugo (Ruger Hauer) e il socialista André (Eddie Brugman), si renderà conto del potere del denaro e delle meschinità dell'uomo.
Al suo terzo lungometraggio, Verhoeven porta sullo schermo una storia di passione, sfruttamento e sofferenza destinata al lieto fine, basata sull'autobiografia della scrittrice olandese Neel Doff (1858-1942), una delle più significative esponenti della cosiddetta letteratura proletaria. Dramma storico che vale per la suggestiva ambientazione d'epoca e la contrapposizione tra bellezza (la figura femminile, gli ambienti lussuosi, la pittura) e mostruosità (le pulsioni primitive dell'uomo, legate a desideri sessuali): ma il quadro generale è sfocato e i vari personaggi nono riescono a integrarsi in un ritratto che tende alla letteratura senza averne i mezzi. Il possesso dell'uomo nei confronti della donna vive di una fisicità ferina che si esplicita in scene ad alto tasso erotico. La tenuta stilistica è buona, gli interpreti funzionali ma, nel complesso, appare troppo artificioso. Fotografia di Jan de Bont.