Un giovane venditore ambulante di granite (Alessio Gallo) e una sua coetanea sfrontata (Francesca Riso) sono costretti a trascorrere una giornata rinchiusi in uno dei tanti edifici abbandonati della periferia napoletana. Lei ha fatto uno sgarro al boss del quartiere, e lui dovrà improvvisarsi suo carceriere per qualche ora.
Coraggioso esordio nel cinema di finzione per Leonardo Di Costanzo che, seguendo i canoni della tragedia greca, fa muovere i suoi personaggi in un unico spazio (le mura del palazzo) e tempo (una giornata) per quasi tutta la durata della pellicola. Rigoroso nella messinscena, il film non si perde tra facili schematismi narrativi ma viene intaccato da una parte centrale leggermente ridondante e priva del respiro iniziale e conclusivo. Niente male, in ogni caso, anche perché il regista (vincitore del David di Donatello come miglior autore esordiente) ha sguardo crudo e partecipe allo stesso tempo, evita inutili fronzoli retorici e costruisce due personaggi di notevole spessore. Nonostante alcune imperfezioni, è stato uno dei film italiani più significativi della 69ª edizione della Mostra d'Arte Cinematografica di Venezia, dove è stato presentato nella sezione Orizzonti.