La donna del lago
1965
Paese
Italia
Generi
Thriller, Giallo
Durata
85 min.
Formato
Bianco e Nero
Registi
Luigi Bazzoni
Franco Rossellini
Attori
Peter Baldwin
Salvo Randone
Valentina Cortese
Philippe Leroy
Virna Lisi
Uno scrittore in crisi (Peter Baldwin) giunge in una località turistica a bordo lago con l’intento di ritrovare, fuori stagione, una cameriera (Virna Lisi) conosciuta mesi prima durante una vacanza, e di cui era invaghito. Sarà l’inizio di un torbido giallo di provincia, tra inquietanti personaggi e segreti inconfessabili.
Girato a Brunico e Bolsena, il primo lungometraggio diretto da Luigi Bazzoni, che firma la regia a quattro mani con Franco Rossellini, parte dai luoghi, in una desolata e non precisata località turistica in bassa stagione, per tratteggiare un elegante thriller psicologico che fa della tensione latente un notevole punto di forza. Il lago, piatto e misterioso, è metafora della opprimente cappa di perbenismo piccolo-borghese che ammanta tutto il paese e affoga nel silenzio i suoi delitti più sanguinosi. Ad eccezione del protagonista, un piuttosto scialbo Peter Baldwin, tutti decisamente in parte e di grande spessore i comprimari: il sempre straordinario Salvo Randone nei panni di un indecifrabile pater familias, il ferino Philippe Leroy e la disturbata Valentina Cortese in quelli dei suoi due figli, la bellissima Virna Lisi, giovane cameriera scomparsa dal grande fascino. Pur con qualche tempo morto di sceneggiatura e con un finale che sembra sfilacciarsi nella ricerca dell’effettismo, ha retto bene alla prova del tempo diventando negli anni un piccolo oggetto di culto. Di grande raffinatezza l’impianto estetico sostenuto dalla magnifica fotografia contrastata in bianco e nero di Leonida Barboni, che gioca con esposizione e saturazione per regalare immagini di potente impatto visivo e di taglio quasi espressionista. Musiche di Renzo Rossellini, scenografie di Luigi Scaccianoce e montaggio di Nino Baragli.
Girato a Brunico e Bolsena, il primo lungometraggio diretto da Luigi Bazzoni, che firma la regia a quattro mani con Franco Rossellini, parte dai luoghi, in una desolata e non precisata località turistica in bassa stagione, per tratteggiare un elegante thriller psicologico che fa della tensione latente un notevole punto di forza. Il lago, piatto e misterioso, è metafora della opprimente cappa di perbenismo piccolo-borghese che ammanta tutto il paese e affoga nel silenzio i suoi delitti più sanguinosi. Ad eccezione del protagonista, un piuttosto scialbo Peter Baldwin, tutti decisamente in parte e di grande spessore i comprimari: il sempre straordinario Salvo Randone nei panni di un indecifrabile pater familias, il ferino Philippe Leroy e la disturbata Valentina Cortese in quelli dei suoi due figli, la bellissima Virna Lisi, giovane cameriera scomparsa dal grande fascino. Pur con qualche tempo morto di sceneggiatura e con un finale che sembra sfilacciarsi nella ricerca dell’effettismo, ha retto bene alla prova del tempo diventando negli anni un piccolo oggetto di culto. Di grande raffinatezza l’impianto estetico sostenuto dalla magnifica fotografia contrastata in bianco e nero di Leonida Barboni, che gioca con esposizione e saturazione per regalare immagini di potente impatto visivo e di taglio quasi espressionista. Musiche di Renzo Rossellini, scenografie di Luigi Scaccianoce e montaggio di Nino Baragli.
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