Dopo la morte dei genitori Thérèse (Juliette Grèco) è costretta ad abbandonare il convento per occuparsi della sorella minore Denise (Irène Galter), sedotta e violentata dal garagista Max (Philippe Lemaire), donnaiolo senza scrupoli. Dopo che Denise ha tentato il suicidio, Thérèse affronta Max e lo spinge a prendere in moglie la sorella, ma i due finiscono per innamorarsi e progettano una fuga romantica a Tangeri. Il loro piano è però destinato a fallire tragicamente. Alla sua opera terza, Jean-Pierre Melville si cimenta con un melò smaccatamente sentimentale e votato alla ricerca del facile patetismo, poco sentito e decisamente privo di personalità. La messa in scena del regista mostra timidi segnali di brillantezza grazie a un paio di soluzioni visive interessanti, ma non basta a risollevare un prodotto anonimo e privo di mordente che accumula drammi e situazioni strappalacrime ma non sa suscitare nessuna vera emozione o coinvolgimento di alcun tipo. Ingessati e fuori luogo i protagonisti di questo banale e fiacco triangolo amoroso tratto da un dimenticabile romanzo di Jacques Deval. Per molti anni il film è rimasto invisibile e introvabile, ma è stato riscoperto grazie alla retrospettiva dedicata a Jean-Pierre Melville dal Torino Film Festival del 2008: rimane comunque uno dei titoli meno visti e meno significativi della filmografia dell'autore francese.