Lasciami andare
2020
Paese
Italia
Genere
Drammatico
Durata
98 min.
Formato
Colore
Regista
Stefano Mordini
Attori
Stefano Accorsi
Serena Rossi
Valeria Golino
Maya Sansa
Lino Musella
Marco (Stefano Accorsi) e Anita (Serena Rossi) aspettano un bambino, e per lui è la possibilità di superare definitivamente la morte del suo primo figlio, avuto con la sua ex moglie, deceduto a causa di un incidente domestico. Perla (Valeria Golino), che ora vive nella vecchia casa di Marco, lo chiama per informarlo di strani avvenimenti che stanno accadendo nell'abitazione.

Il prolifico Stefano Mordini si cimenta con un thriller che s’inoltra nei meandri e nelle acque torbide di una Venezia carica di fantasmi e traumi, equamente divisi tra spettri infantili del passato e cicatrici non rimarginate di un presente con cui è difficile fare i conti, soprattutto a causa dei morsi della coscienza. La Serenissima è a tutti gli effetti un personaggio aggiunto, ma è la sceneggiatura, come facile battuta suggerirebbe data l’ambientazione, a fare acqua da tutte le parti: i personaggi, “forti” della loro componente ectoplasmatica, sono emanazioni impalpabili che piuttosto che suggerire una vertigine polanskiana o tentare di emulare gli aspetti migliori di A Venezia... un dicembre rosso shocking (1973) di Nicolas Roeg risultano delle creature rozze e meccaniche nella loro resa cinematografica, private di qualsiasi complessità e sfaccettatura psicologica. La confezione tenta di proporre slanci da noir europeo con qualche ricaduta metaforica totalmente grossolana, con dialoghi che s’inerpicano maldestramente in temi metafisici, in primis il corpo che tutti abitiamo in rapporto alla coscienza universale propria delle religioni orientali: le battute, tuttavia, sono talmente risibili che anche l’elemento più interessante di questi confronti dialettici, ovvero il punto di vista laico che pare paradossalmente più attento alla sacralità del creato e al suo perfetto funzionamento rispetto alla prospettiva religiosa, si perde in un guazzabuglio di rivoli superficiali che ingolfano ogni possibile elemento d’impatto. Anche la matrice gotica e mystery, che in partenza potrebbe ricordare alcuni film del miglior Pupi Avati, non è valorizzata a dovere da ambienti particolarmente asettici e banali (in fondo, se al posto di Venezia ci fosse stata una qualunque altra città non sarebbe cambiato granché, dato l’esubero di interni) e col passare dei minuti il tono della scrittura fa sempre peggio, tra battute come «L’appendicite? L’unica volta che ti ho visto ricucire qualcosa»  e considerazioni sulla paternità e la maternità che mal si sposano con la bidimensionalità del personaggio di Accorsi e una serie di figure femminili alquanto tirate via, interpretate senza alcun nerbo da Serena Rossi, Maya Sansa, Valeria Golino e Antonia Troppo. Ispirato al romanzo Sei tornato di Christopher Coake e scritto da Mordini con Francesca Marciano e Luca Infascelli, film è stato girato a Venezia nel 2019 nelle settimane di acqua altissima che la città ha fatto registrare, con annessa qualche polemica da parte della stampa locale sull’eventualità di mettere in piedi un set in quel momento storico particolarmente doloroso e travagliato del capoluogo vento. Film di chiusura, fuori concorso, della Mostra del cinema di Venezia 2020.
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