La legge del più forte
The Sheepman
1958
Paese
Usa
Generi
Azione, Commedia, Western
Durata
85 min.
Formato
Colore
Regista
George Marshall
Attori
Glenn Ford
Shirley MacLaine
Leslie Nielsen
Mickey Shaughnessy
Edgar Buchanan
Stati Uniti, 1880. Jason Sweet (Glenn Ford) si trasferisce con il suo gregge di pecore in una piccola cittadina del West, dove però l’unica attività è l’allevamento di bovini. La comunità, incarnata dalla figura del colonnello Stephen Bedford (Leslie Nielsen), si rifiuta di accoglierlo e opera con ogni mezzo per mandarlo via. Si adopera, tra gli altri, anche la futura moglie del colonnello, Dell Payton (Shirley MacLaine), che però nutre una forma di simpatia per il nuovo venuto.
Western decostruzionista, La legge del più forte tenta di riscrivere gli stilemi, in chiave comica, di un genere che si prende spesso troppo sul serio. Le pistole rimangono per lo più silenziate (a esclusione del finale), la tensione tra i protagonisti viene spezzata da un motivo esterno, i pasti consumati in un improbabile ristorante cinese, le cause mitologiche delle faide del vecchio West diventano questioni di pecore. Ottime le scelte dei protagonisti: Shirley MacLaine, all’inizio della propria scintillante carriera, commediante nata, dona al personaggio il dinamismo che necessita; Glenn Ford si muove con grande classe ed eleganza nei panni di un pecoraio, come recita il titolo originale (The Sheepman); mentre, tenere il moccolo, Leslie Nielsen, qui nei panni di un "cattivo" che ha riscritto la propria biografia per ottenere più potere. La regia è lineare, senza rendersi notevole né caratteristica, tanto da risultare spesso scolastica e un po' anonima. Gli ambienti ben ricostruiti ma molto lontani dall’epica di John Ford. Rimangono i temi più classici del cinema Western, dalla scazzottata alla dialettica eroe/villain, allo scontro finale, con un’evidenza particolare al tema della libertà di scelta, diritto intoccabile per il proprio destino individuale. Il risultato è un tentativo ibrido di riscrittura di un genere che non risulta del tutto riuscito, purtroppo, anche perché non riesce a percorrere interamente una direzione precisa, seppur sia ugualmente godibile per una visione senza troppe pretese.
Western decostruzionista, La legge del più forte tenta di riscrivere gli stilemi, in chiave comica, di un genere che si prende spesso troppo sul serio. Le pistole rimangono per lo più silenziate (a esclusione del finale), la tensione tra i protagonisti viene spezzata da un motivo esterno, i pasti consumati in un improbabile ristorante cinese, le cause mitologiche delle faide del vecchio West diventano questioni di pecore. Ottime le scelte dei protagonisti: Shirley MacLaine, all’inizio della propria scintillante carriera, commediante nata, dona al personaggio il dinamismo che necessita; Glenn Ford si muove con grande classe ed eleganza nei panni di un pecoraio, come recita il titolo originale (The Sheepman); mentre, tenere il moccolo, Leslie Nielsen, qui nei panni di un "cattivo" che ha riscritto la propria biografia per ottenere più potere. La regia è lineare, senza rendersi notevole né caratteristica, tanto da risultare spesso scolastica e un po' anonima. Gli ambienti ben ricostruiti ma molto lontani dall’epica di John Ford. Rimangono i temi più classici del cinema Western, dalla scazzottata alla dialettica eroe/villain, allo scontro finale, con un’evidenza particolare al tema della libertà di scelta, diritto intoccabile per il proprio destino individuale. Il risultato è un tentativo ibrido di riscrittura di un genere che non risulta del tutto riuscito, purtroppo, anche perché non riesce a percorrere interamente una direzione precisa, seppur sia ugualmente godibile per una visione senza troppe pretese.
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