Danny Boodman (Bill Nunn), macchinista di colore del transatlantico Virginian, trova un neonato abbandonato in una cassa di limoni. Lo crescerà come se fosse suo figlio e lo chiamerà Danny Boodman T.D. Lemon Novecento (in onore della cassa di limoni dove è stato trovato e del 20° secolo appena iniziato). Alla morte del padre adottivo, il giovane Novecento dovrà conquistarsi un posto come pianista sulla nave, che diventerà molto di più della sua unica casa.

Per la prima volta Tornatore imbastisce una pellicola liberamente tratta da un'opera letteraria già esistente, il monologo teatrale Novecento di Alessandro Baricco. Il regista non si discosta dal suo “tipo di cinema”, scegliendo un soggetto che, per la storia e i temi trattati (la paura dell'infinito), può facilmente trasformarsi in un film à la Tornatore, ovviamente agghindandolo con la consueta colonna sonora di Ennio Morricone, sempre notevole, e un sentimentalismo fortemente drammatico che trasuda da una fotografia introspettiva (realizzata da Lajos Koltai). Purtroppo all'appello manca una sceneggiatura funzionante e ben oliata, qui presuntuosa nel tentativo di spiegare la psicologia di un personaggio che può solamente essere compresa fino a un certo punto. Non mancano alcune scelte visivamente interessanti, ma a venire meno è la passione, da non confondersi con un certo afflato retorico esagerato: l'opera finisce così per risultare fredda e forzata a un tempo. Golden Globe alla Miglior Colonna Sonora per Ennio Morricone e sei David di Donatello (tra cui miglior regista, miglior fotografia, miglior colona sonora e David Giovani a Giuseppe Tornatore).