Le leggi del desiderio
Durata
105
Formato
Regista
Giovanni Canton (Silvio Muccino) è un popolare "life coach" capace di riempire teatri e avere una lunga schiera di ammiratori. Alcuni, però, lo considerano un cialtrone: per dimostrare l'effettiva riuscita delle sue teorie, Giovanni organizza un concorso da cui verranno selezionate tre persone che, secondo lui, saranno in grado di realizzare i propri desideri.
Terzo lungometraggio diretto da Silvio Muccino, sceneggiato come i due precedenti dalla fidata Carla Vangelista, Le leggi del desiderio è, rispetto a Parlami d'amore (2008) e Un altro mondo (2010), un piccolissimo passo in avanti, dovuto in particolare a una maggiore maturità registica e ad alcune riflessioni sulla contemporaneità meno banali del previsto. Muccino, però, continua a lavorare di maniera (il suo personaggio ricorda troppo da vicino quello di Tom Cruise in Magnolia del 1999 di Paul Thomas Anderson), e il suo stile risulta sempre più dozzinale con il passare dei minuti. La messinscena sopra le righe e i toni filosofici non convincono: il film gira spesso a vuoto e rimane un ibrido privo di una reale identità. I messaggi sono tanti (troppi) e si affastellano l'uno sull'altro senza portare in una direzione precisa che, a una pellicola estremamente caotica come questa, sarebbe indubbiamente servita.
Terzo lungometraggio diretto da Silvio Muccino, sceneggiato come i due precedenti dalla fidata Carla Vangelista, Le leggi del desiderio è, rispetto a Parlami d'amore (2008) e Un altro mondo (2010), un piccolissimo passo in avanti, dovuto in particolare a una maggiore maturità registica e ad alcune riflessioni sulla contemporaneità meno banali del previsto. Muccino, però, continua a lavorare di maniera (il suo personaggio ricorda troppo da vicino quello di Tom Cruise in Magnolia del 1999 di Paul Thomas Anderson), e il suo stile risulta sempre più dozzinale con il passare dei minuti. La messinscena sopra le righe e i toni filosofici non convincono: il film gira spesso a vuoto e rimane un ibrido privo di una reale identità. I messaggi sono tanti (troppi) e si affastellano l'uno sull'altro senza portare in una direzione precisa che, a una pellicola estremamente caotica come questa, sarebbe indubbiamente servita.