Forever Young
Les Amandiers
2022
Paesi
Francia, Italia
Generi
Commedia, Drammatico
Durata
126 min.
Formato
Colore
Regista
Valeria Bruni Tedeschi
Attori
Louis Garrel
Clara Bretheau
Nadia Tereszkiewicz
Vassili Schneider
Micha Lescot
Oscar Lesage
Parigi, metà anni '80. All'alba dei vent'anni, un gruppo di ragazzi e ragazze, tra cui Stella (Nadia Tereszkiewicz), si ritrova a condividere la straordinaria esperienza di poter fare parte della prestigiosa scuola di recitazione del Théâtre des Amandiers, all'epoca diretto da Patrice Chéreau (Louis Garrel). Tra esuberanza e paura verso un futuro incerto, capiranno cosa significhi diventare adulti.
Nata in una famiglia altoborghese di Torino, figlia dell'industriale e compositore Alberto Bruni Tedeschi e della pianista e attrice Marisa Borini, Valeria Bruni Tedeschi ha spesso riportato sullo schermo molto del suo modo di essere e delle sue idiosincrasie. Giunta al quinto lungometraggio per il cinema da regista, con Les Amandiers ha deciso di ritornare in maniera affettuosa e sognante alla propria giovinezza, mettendo in scena la sua esperienza personale in termini di formazione artistica e, soprattutto, di consapevolezza nel trovarsi costretta a rimuovere le scorie dell'incoscienza giovanile. Attraverso un'operazione ad alto tasso di nostalgia, Bruni Tedeschi ha messo in scena un omaggio a cuore aperto all'atto della recitazione e alla libertà veicolata dalla creazione artistica, calato in un'atmosfera vintage che colpisce nel segno. Il pregio maggiore del film è la capacità di restituire con istintiva naturalezza la complicità che si crea nel gruppo di ragazzi, sia sul palcoscenico, sia nella loro sfera più intima. Gli eccessi tipici del cinema di Bruni Tedeschi nel manifestare le emozioni, qui più funzionali del solito, acquisiscono senso perché legati alla finzione scenica. Ma quando l'attenzione si sposta nei rapporti privati tra i ragazzi, il film rischia di andare in stallo, bloccato in un cortocircuito sentimentale di pura maniera. La dinamica vitalità che permea gran parte del film, in ogni caso, garantisce un risultato complessivo di pregevole fattura. La spensieratezza della prima parte lascia spazio a una dimensione sempre allineata verso la disillusione, con la morte che fa capolino e i tg che riportano la notizia del disastro di Chernobyl. Dopo un abbrivio più che buono, la sensazione è che il film arranchi nel trovare nuovi spunti per rinnovare la propria spinta emotiva. Molto buoni i momenti all'interno del teatro, meno brillante la parentesi newyorkese che torna anche nel finale. Garrel, a briglia sciolta e totalmente a suo agio nella parte, è una meraviglia, ma tutti gli interpreti si mettono in gioco con una naturalezza ammirevole. Pregevolissima la confezione, che restituisce molto bene l'aria dell'epoca. Presentato in concorso al Festival di Cannes.
Nata in una famiglia altoborghese di Torino, figlia dell'industriale e compositore Alberto Bruni Tedeschi e della pianista e attrice Marisa Borini, Valeria Bruni Tedeschi ha spesso riportato sullo schermo molto del suo modo di essere e delle sue idiosincrasie. Giunta al quinto lungometraggio per il cinema da regista, con Les Amandiers ha deciso di ritornare in maniera affettuosa e sognante alla propria giovinezza, mettendo in scena la sua esperienza personale in termini di formazione artistica e, soprattutto, di consapevolezza nel trovarsi costretta a rimuovere le scorie dell'incoscienza giovanile. Attraverso un'operazione ad alto tasso di nostalgia, Bruni Tedeschi ha messo in scena un omaggio a cuore aperto all'atto della recitazione e alla libertà veicolata dalla creazione artistica, calato in un'atmosfera vintage che colpisce nel segno. Il pregio maggiore del film è la capacità di restituire con istintiva naturalezza la complicità che si crea nel gruppo di ragazzi, sia sul palcoscenico, sia nella loro sfera più intima. Gli eccessi tipici del cinema di Bruni Tedeschi nel manifestare le emozioni, qui più funzionali del solito, acquisiscono senso perché legati alla finzione scenica. Ma quando l'attenzione si sposta nei rapporti privati tra i ragazzi, il film rischia di andare in stallo, bloccato in un cortocircuito sentimentale di pura maniera. La dinamica vitalità che permea gran parte del film, in ogni caso, garantisce un risultato complessivo di pregevole fattura. La spensieratezza della prima parte lascia spazio a una dimensione sempre allineata verso la disillusione, con la morte che fa capolino e i tg che riportano la notizia del disastro di Chernobyl. Dopo un abbrivio più che buono, la sensazione è che il film arranchi nel trovare nuovi spunti per rinnovare la propria spinta emotiva. Molto buoni i momenti all'interno del teatro, meno brillante la parentesi newyorkese che torna anche nel finale. Garrel, a briglia sciolta e totalmente a suo agio nella parte, è una meraviglia, ma tutti gli interpreti si mettono in gioco con una naturalezza ammirevole. Pregevolissima la confezione, che restituisce molto bene l'aria dell'epoca. Presentato in concorso al Festival di Cannes.
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