Les Misérables
Les Misérables
2012
Paesi
Usa, Gran Bretagna
Generi
Musical, Drammatico
Durata
158 min.
Formato
Colore
Regista
Tom Hooper
Attori
Hugh Jackman
Russell Crowe
Anne Hathaway
Amanda Seyfried
Eddie Redmayne
Sacha Baron Cohen
Helena Bonham Carter
Samantha Barks
Aaron Tveit
Colm Wilkinson
Daniel Huttlestone
L'epopea umana di Jean Valijean (Hugh Jackman), ex galeotto fuggito dalle carceri di Francia e poi sindaco e imprenditore costantemente inseguito dall'inflessibile ispettore Javert (Russell Crowe), si snoda nell'arco di vent'anni e ha come sfondo la Parigi della rivoluzione di luglio del 1830, e le disperate lotte studentesche che si alternano alle vicende di Valijean e della sua figlioletta adottiva, Cosette (Amanda Seyfried), salvata da un destino di miserie dopo la morte della madre naturale (Anne Hathaway), un'ex operaia riciclatasi come prostituta.
Dopo il successo de Il discorso del Re (2010), Tom Hooper viene chiamato a dirigere l'adattamento cinematografico di Les Misérables, opera pop – e non semplicemente musical – che da trent'anni incanta i palcoscenici di tutto il mondo, non troppo liberamente ispirata al capolavoro di Victor Hugo. Hooper prende di peso i numeri del musical originario e, con qualche minima variazione, li imbusta dentro una confezione tutta personale e visivamente sciatta. Primi piani continui, carrellate inutili, momenti di pseudo lirismo accentuati da scelte visive kitsch e per niente condivisibili; il regista britannico insiste sui personaggi ficcando loro la macchina da presa sotto il mento, pensando forse di poter garantire quei pigli realistico-documentaristici di cui Les Misérables non ha bisogno. Al film, seppur aperto da un incipit suggestivo, mancano afflato lirico, sensibilità, compattezza emotiva. Alle sanguigne motivazioni dei personaggi e ai trascinanti brani della colonna sonora viene allacciato un cappio soffocante di pretese autoriali che tritura ogni tipo di ambizione: l'angoscia, ai limiti della caricatura, diventa l'unica chiave accompagnatrice del film, che conta però su interpretazioni di alto livello. Hugh Jackman, in una delle migliori prove della sua carriera, sviluppa da solo il suo personaggio e riesce a rendere l'idea di profonda umanità alla base del racconto, protagonista di quasi tutte le sequenze e proprietario di un carisma invidiabile. Russell Crowe ha il talento sufficiente per venirne fuori con dignità ed è perfetto anche il resto del cast, da Amanda Seyfried a Eddie Redmayne, ai picareschi Thenardier di Sacha Baron Coen ed Helena Bonham Carter. Un capitolo a parte meriterebbe Anne Hathaway: è lei la gemma grezza del film, l'unico elemento che permette anche alla regia di riscattarsi (anche se soltanto per poco). Con uno screen time di nemmeno mezz'ora riesce ad elaborare una prova attoriale importante: il piano-sequenza che grava impietoso sui suoi denti cariati e strappati e sul trucco da prostituta di bassa lega mentre canta disperata le permette di tirar fuori una rabbia perfetta. Oscar per lei, per il trucco e per il mixaggio sonoro.
Dopo il successo de Il discorso del Re (2010), Tom Hooper viene chiamato a dirigere l'adattamento cinematografico di Les Misérables, opera pop – e non semplicemente musical – che da trent'anni incanta i palcoscenici di tutto il mondo, non troppo liberamente ispirata al capolavoro di Victor Hugo. Hooper prende di peso i numeri del musical originario e, con qualche minima variazione, li imbusta dentro una confezione tutta personale e visivamente sciatta. Primi piani continui, carrellate inutili, momenti di pseudo lirismo accentuati da scelte visive kitsch e per niente condivisibili; il regista britannico insiste sui personaggi ficcando loro la macchina da presa sotto il mento, pensando forse di poter garantire quei pigli realistico-documentaristici di cui Les Misérables non ha bisogno. Al film, seppur aperto da un incipit suggestivo, mancano afflato lirico, sensibilità, compattezza emotiva. Alle sanguigne motivazioni dei personaggi e ai trascinanti brani della colonna sonora viene allacciato un cappio soffocante di pretese autoriali che tritura ogni tipo di ambizione: l'angoscia, ai limiti della caricatura, diventa l'unica chiave accompagnatrice del film, che conta però su interpretazioni di alto livello. Hugh Jackman, in una delle migliori prove della sua carriera, sviluppa da solo il suo personaggio e riesce a rendere l'idea di profonda umanità alla base del racconto, protagonista di quasi tutte le sequenze e proprietario di un carisma invidiabile. Russell Crowe ha il talento sufficiente per venirne fuori con dignità ed è perfetto anche il resto del cast, da Amanda Seyfried a Eddie Redmayne, ai picareschi Thenardier di Sacha Baron Coen ed Helena Bonham Carter. Un capitolo a parte meriterebbe Anne Hathaway: è lei la gemma grezza del film, l'unico elemento che permette anche alla regia di riscattarsi (anche se soltanto per poco). Con uno screen time di nemmeno mezz'ora riesce ad elaborare una prova attoriale importante: il piano-sequenza che grava impietoso sui suoi denti cariati e strappati e sul trucco da prostituta di bassa lega mentre canta disperata le permette di tirar fuori una rabbia perfetta. Oscar per lei, per il trucco e per il mixaggio sonoro.
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