Il fannullone Liliom (Charles Farrell), uomo disonesto e dedito al crimine, mette incinta la giovane Julie (Rose Hobart) e tenta una rapina per sopperire ai suoi problemi finanziari. Fallito il colpo, l'uomo si suicida. Ma, dopo aver scontato diversi anni di Purgatorio, un tribunale divino gli concede di poter tornare sulla Terra per 24 ore. Tratto dalla celeberrima opera teatrale di Ferenc Molnár, Liliom fu una pellicola molto ostacolata dalla censura europea per via delle sequenze relative all'aldilà. Borzage cerca di imprimere al suo lavoro un alone melodrammatico (genere che aveva già bazzicato negli splendidi Settimo cielo del 1927 o L'angelo della strada del 1928), senza riuscire a raggiungere vette indimenticabili come in passato ma riuscendo, comunque, a portare a termine un'operazione in parte rispettosa e sufficiente. Il tenebroso lato oscuro del protagonista è forse la componente meno riuscita del film, o meglio, la meno approfondita e sfruttata: Charles Farrell non riesce a restituire in toto la complessità del suo ruolo, che rimane sicuramente affascinante e ipnotico ma meno incisivo del dovuto e ancor meno strutturato di quanto sarebbe stato lecito aspettarsi. La visione, nel complesso, si dimostra gradevole e scorrevole, utile per smuovere i sentimenti del grande pubblico e indurlo a riflettere sul proprio operato e sulle conseguenze delle proprie azioni; ma chi si aspetta di avere a che fare con il miglior Borzage, è perfino superfluo ribadirlo, non può che rimanere deluso. Nel 1934 Fritz Lang firmerà un remake dell'opera intitolato La leggenda di Liliom.