Algeria, 1954. Daru (Viggo Mortensen), insegnante dal passato militare di origine europea, viene incaricato di scortare in una vicina città l'arabo Mohamed (Reda Kateb), un uomo accusato di omicidio. I due dovranno difendersi dai parenti della vittima che cercano vendetta, ritrovandosi coinvolti loro malgrado nel conflitto franco-algerino. Apologo pacifista e anti-colonialista la cui elevata ambizione stride con la pochezza del risultato finale, Loin des hommes rappresenta un tentativo di declinare con personalità il genere western, mettendo in scena un apologo in cui il paesaggio aspro e selvaggio incornicia la silente avventura di due protagonisti appartenenti a culture diverse ma accomunati dallo stesso ideale di libertà. La genesi dell'amicizia virile ricorda quella dei miti della frontiera del cinema classico americano, ma la scelta di ridurre al minimo i dialoghi nel tentativo di far parlare le immagini risulta alquanto maldestra: un'operazione simile avrebbe richiesto una regia e una sceneggiatura di ben altro livello. Viggo Mortensen ce la mette tutta recitando in francese e in arabo, ma il disegno approssimativo del suo personaggio gli impedisce di sfumarne a dovere i tratti caratteriali. La totale mancanza di ritmo, le sconnessioni di una sceneggiatura fallace (ispirata al racconto L'ospite di Albert Camus) e la fotografia patinata, poi, non fanno che affossare un film noiosissimo. Approssimativo nel suo tentativo di essere un'elegia viscerale senza fronzoli. Non basta la crepuscolare colonna sonora di Nick Cave e Warren Ellis a salvare la baracca.