Escobar – Il fascino del male
Loving Pablo
2017
Amazon Prime Video
Paesi
Spagna, Bulgaria
Generi
Biografico, Gangster, Drammatico
Durata
123 min.
Formato
Colore
Regista
Fernando León de Aranoa
Attori
Javier Bardem
Penélope Cruz
Peter Sarsgaard
David Valencia
Pablo Escobar (Javier Bardem), narcotrafficante colombiano temibile come pochi altri, si rese protagonista di una formidabile ascesa criminale dall’inizio degli anni Ottanta fino alla morte nel 1993, lottando contro la possibile estradizione negli USA. Accanto alla moglie, una figura femminile ancora più importante e decisiva per la sua parabola fu Virginia Vallejo (Penélope Cruz), giornalista che, dopo essere stata amante di Escobar, decise di collaborare con la giustizia favorendone la cattura.
Il regista Fernando León de Aranoa riunisce le due maggiori star del cinema spagnolo per raccontare la parabola del celebre narcotrafficante colombiano, affiancandogli quella di una donna sua connazionale che lo conobbe da vicino e che ebbe modo di toccarne con mano la brutalità, la vendicativa fame di violenza nonché gli eccessi, i lussi e la famelica vena anaffettiva dell’uomo, dell’amante, perfino del politico. Il film è però frettoloso e superficiale in ogni sua componente, banalmente evocativo dei diversi passaggi storici e approfondito tanto quanto un blando rotocalco d’epoca, patinato e prolisso: al regista e alla produzione sembrano interessare i personaggi solo in quanto figurine da evocare e da schiacciare attraverso i vaghi contorni dello stereotipo a buon mercato, senza lasciar filtrare alcun approfondimento psicologico che vada oltre la monca suggestione per la carnalità quasi sessuale del potere e delle sue applicazioni. La dimensione puramente di genere è sufficientemente ritmata e funzionale al disegno complessivo, abbondano le scene a effetto (le cravatte, gli avvistamenti, le amanti minorenni), ma non si va mai oltre il piglio illustrativo che anima tutta l’operazione, comprese le contrattazioni della Vallejo con l’agente Shepard interpretato da Peter Sarsgaard e l’FBI tutto. L’esemplificativa frase della Vallejo («Amo Pablo, odio Escobar»), che chiude il film, è la sintesi probabilmente più efficace del didascalismo del progetto.
Il regista Fernando León de Aranoa riunisce le due maggiori star del cinema spagnolo per raccontare la parabola del celebre narcotrafficante colombiano, affiancandogli quella di una donna sua connazionale che lo conobbe da vicino e che ebbe modo di toccarne con mano la brutalità, la vendicativa fame di violenza nonché gli eccessi, i lussi e la famelica vena anaffettiva dell’uomo, dell’amante, perfino del politico. Il film è però frettoloso e superficiale in ogni sua componente, banalmente evocativo dei diversi passaggi storici e approfondito tanto quanto un blando rotocalco d’epoca, patinato e prolisso: al regista e alla produzione sembrano interessare i personaggi solo in quanto figurine da evocare e da schiacciare attraverso i vaghi contorni dello stereotipo a buon mercato, senza lasciar filtrare alcun approfondimento psicologico che vada oltre la monca suggestione per la carnalità quasi sessuale del potere e delle sue applicazioni. La dimensione puramente di genere è sufficientemente ritmata e funzionale al disegno complessivo, abbondano le scene a effetto (le cravatte, gli avvistamenti, le amanti minorenni), ma non si va mai oltre il piglio illustrativo che anima tutta l’operazione, comprese le contrattazioni della Vallejo con l’agente Shepard interpretato da Peter Sarsgaard e l’FBI tutto. L’esemplificativa frase della Vallejo («Amo Pablo, odio Escobar»), che chiude il film, è la sintesi probabilmente più efficace del didascalismo del progetto.
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