Madres paralelas
Madres paralelas
2021
Paese
Spagna
Genere
Drammatico
Durata
120 min.
Formato
Colore
Regista
Pedro Almodóvar
Attori
Penélope Cruz
Milena Smit
Israel Elejalde
Aitana Sánchez-Gijón
Julieta Serrano
Rossy de Palma
Ana (Milena Smit) e Janis (Penélope Cruz) condividono la stessa stanza di ospedale dopo aver partorito un figlio inatteso per entrambe. La prima, poco più che adolescente, è di estrazione borghese e vive l'evento con disorientamento e timore per il futuro. La seconda, ben più risoluta e consapevole, affronta la maternità con schiettezza, cercando di convincere Arturo (Israel Elejalde), il padre, a riconoscere il figlio.

A due anni da Dolor y gloria (2019), compendio cinematografico che racchiude magnificamente un'intera carriera, Pedro Almodóvar guarda al passato e al futuro del proprio Paese modellando la Storia su una storia di maternità duplicata e, allo stesso tempo, convergente verso un unico punto di fuga. Le due protagoniste si specchiano l'una nell'altra, a volte in maniera fin troppo semplicistica, e la vicenda assume fin da subito una identità "doppia". Ovviamente i percorsi sono destinati a incrociarsi, influenzarsi reciprocamente fino a vivere l'uno in relazione all'altro. Ana e Janis hanno un loro posto nel mondo soprattutto (e questo è l'aspetto peculiare del film) in funzione del contesto storico/politico che le ha segnate: cruciale è la volontà di Janis, interpretata da una Penélope Cruz più intensa che mai, di fare luce sul dramma taciuto delle fosse comuni di cui si è macchiata la Falange spagnola, il movimento politico di ispirazione fascista insediatosi in Spagna negli anni '30. Esiste un passato sommerso che va fatto tornare alla luce per non dimenticare che da ogni aberrante mostruosità si può ancora coltivare la vita (evidente, in questo senso, il tema della nascita). Esiste un futuro tutto da costruire superando difficoltà, beffe inaspettate e incomprensioni generazionali. Mentre è sempre più difficile avere la percezione del presente, se non attraverso seriali scatti fotografici cristallizzati come fredde istantanee pubblicitarie. Almodóvar non incrocia i piani temporali, si mantiene in un certo senso prudente (fin troppo, verrebbe da dire) e lascia che le relazioni tra i personaggi si susseguano nella maniera più lineare possibile. La mancanza di verve narrativa si sente in diversi momenti, ma la pulizia della scrittura rimane inappuntabile. Se il sottotesto politico, per nulla marginale, convince senza riserve, lo stesso non si può dire delle traiettorie esistenziali di Ana e Janis, in alcune occasioni quasi "scollate" dal disegno generale che il film porta avanti. Il risultato è un'opera limpida negli intenti, ben recitata e diligente nell'incastrare i rimandi interni, a cui manca una marcia in più nello spingere sul pedale delle emozioni, anche a causa di qualche piccola sbavatura di montaggio nel rendere percepibile lo scorrere del tempo. Arturo, unico personaggio maschile calato in un universo femminile esplicitamente "imperfetto", avrebbe meritato una caratterizzazione più sfumata. Da segnalare la presenza della carismatica Rossy de Palma, musa del regista di Calzada de Calatrava fin dalla metà degli anni '80. Bellissimo commento musicale di Alberto Iglesias, fotografia di José Luis Alcaine. Film di apertura, in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia 2021, dove un'ottima Penélope Cruz ha vinto la Coppa Volpi come miglior attrice.
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