Arrivato a Roma per diventare attore, il siciliano Pietro (Elio Germano) lavora di notte in una panetteria e vive in una grande casa acquistata a un prezzo favorevolissimo. La dimora è però abitata da misteriosi inquilini: si tratta dei fantasmi del gruppo teatrale Apollonio. Pietro è l'unico che riesce a vedere queste presenze e a relazionarsi con loro, tanto da essere spinto a indagare sulla storia della compagnia e scoprire una inquietante verità.
Dopo Cuore sacro (2005), Özpetek torna a parlare di ciò che trascende la conoscenza e la comprensione umana, donando una chiave fantastica a una commedia incentrata su un personaggio outsider, insicuro e a disagio in un mondo che non lo capisce, popolato da individui con cui non riesce quasi mai a entrare in sintonia. Solo in una dimensione alternativa, sospesa tra sogno e immaginazione, Pietro riesce a sentirsi accettato e integrato, vivo tra fantasmi che, come lui, condividono paure, debolezze e la passione per l'arte. Ma come spesso succede, Özpetek, pur partendo da un soggetto interessante riesce a banalizzare tutto, cedendo a bozzettismi iper-caricati e stucchevoli, senza riuscire ad amalgamare in maniera coerente e convincente i vari registri narrativi (passando caoticamente dal dramma alla commedia, senza disdegnare i soliti richiami al mélo). Un progetto sicuramente ambizioso, cui il regista non sa dare un taglio, una direzione precisa da seguire, ma mischia alla rinfusa suggestioni e rimandi (con più di una strizzatina d'occhi al cinema di Almodóvar) senza prendersi rischi e accontentandosi di un approccio superficiale alla materia trattata che vanifica tutto il potenziale del soggetto e lo ridimensiona a una stanca e noiosa insignificanza. Comparsate per la drag queen Platinette (al secolo Maurizio Coruzzi) e il regista Daniele Luchetti.