Sicilia, Seconda guerra mondiale. Il giovane Renato (Giuseppe Sulfaro) perde la testa per Maddalena (Monica Bellucci), un'avvenente vedova trentenne soprannominata Malèna dagli abitanti di Castelcutò, immaginario paesino siculo. Il ragazzo è testimone del progressivo degrado fisico e morale della donna, conseguente all'ipocrisia e al cinismo della comunità.
Dopo Nuovo cinema Paradiso (1988) e L'uomo delle stelle (1995), Giuseppe Tornatore parla ancora della sua Sicilia, offrendo questa volta un ritratto meno solare dell'amata terra natìa. Il respiro cinematografico è discreto, ma il regista fatica a fornire uno sguardo universale che esuli dal patinato ritratto femminile: la rievocazione d'epoca, la suadente colonna sonora, la componente autobiografica e la sensuale malinconia compongono un quadro fortemente drammatico, ma nulla di più. L'unica vera novità risiede nella visione cinica che il regista siciliano ci dà della sua regione. Troppo poco, nonostante una “confezione di lusso”: fotografia di Lajos Koltai e musiche di Ennio Morricone, entrambe (generosamente) nominate all'Oscar. Sceneggiatura dello stesso Tornatore sulla base di un soggetto di Luciano Vincenzoni.