Parigi. Alla disperata ricerca dell'amata Madeleine, misteriosamente scomparsa, Lenz (Kristian Marr) si imbatte in Hélène (Ariane Labed), giovane ragazza vittima di pulsioni autodistruttive dalla quale si sente attratto. Sarà l'inizio di un oscuro viaggio nel sordido ambiente degli snuff movie porno. Concepito da Philippe Grandrieux come un ideale compendio di tutta la sua poetica (suggerito anche dalla durata), Malgré la nuit è in realtà il risultato più basso del percorso artistico del regista francese. L'ossessione per la fisicità dei corpi, la brutalità delle pulsioni sessuali e l'atmosfera opprimente sfidano pateticamente i confini del cinema convenzionale nel tentativo di approdare a quel radicale linguaggio videoartistico già portato sullo schermo da Grandrieux in tutti i suoi lavori precedenti. Ma il grado di destabilizzazione dello spettatore è minimo, a causa di una controproducente tendenza verso la narrazione che vive solamente di intuizioni lynchane. I dialoghi sfociano nel ridicolo, le sovraesposizioni appaiono gratuite, il consueto uso del fuori fuoco delinea suggestive silhouette che non aggiungono nulla a quanto visto nelle opere più estreme del regista. Un film più imbarazzante che radicale, la cui intransigenza autoriale si perde in una scrittura che non si risparmia voli pindarici e ambizioni letterarie (a cominciare dalla proustiana Madeleine) e lo sperimentalismo rimane solo pretestuoso. Pessimo nell'uso degli inserti musicali, nella gestione delle dissolvenze, nel maldestro tentativo di creare un clima onorico come se tutta la vicenda non fosse altro che un sogno. Sceneggiatura di John-Henry Butterworth, Bertrand Schefer, Rebecca Zlotowski e dello stesso Grandrieux.