La marcia dei pinguini
La marche de l'empereur
2005
Paese
Francia
Genere
Documentario
Durata
80 min.
Formato
Colore
Regista
Luc Jacquet
Ogni anno nelle regioni antartiche le colonie di pinguini imperatori devono migrare per permettere alla loro specie di sopravvivere. Durante il viaggio, gli esemplari si accoppiano e danno vita ai loro cuccioli, non senza incappare nelle difficoltà dovute al freddo gelido di quelle regioni e a temibili predatori come foche e orsi polari.
A cavallo tra un documentario e una vera e propria favola sentimentale, La marcia dei pinguini si rivela particolarmente interessante proprio per questa sua doppia natura: Luc Jacquet riesce ad amalgamare le due componenti in maniera naturale, credibile e suggestiva, senza mai condurre il suo progetto verso lidi poco sinceri o forzati, ma mantenendo sempre alta la curiosità legata al fenomeno migratorio e riuscendo a coinvolgere nel modo giusto. Grazie a una “sceneggiatura” fluida e a un uso della voce narrante (nella versione italiana prestata dal comico Fiorello) mai ingombrante, ma precisa e calibrata, il film gode di un'accessibilità molto elevata, riuscendo a parlare a grandi e piccini contemporaneamente. Si apprende tutto ciò che di utile serve sapere in merito al fenomeno migratorio (dai tecnicismi più essenziali sino alla cinica crudeltà della Natura), ma la parabola cara al regista riguarda soprattutto la sfera romantica: in un periodo di crisi affettiva e isolamento virtuale, come quello degli anni Duemila, fa specie sapere come i pinguini posizionino l'amore in cima alla lista dei loro “fabbisogni”, mentre noi esseri umani (più evoluti, almeno sulla carta) abbiamo sempre più difficoltà ad assimilare un tale concetto. Vincitore del premio Oscar come miglior documentario.
A cavallo tra un documentario e una vera e propria favola sentimentale, La marcia dei pinguini si rivela particolarmente interessante proprio per questa sua doppia natura: Luc Jacquet riesce ad amalgamare le due componenti in maniera naturale, credibile e suggestiva, senza mai condurre il suo progetto verso lidi poco sinceri o forzati, ma mantenendo sempre alta la curiosità legata al fenomeno migratorio e riuscendo a coinvolgere nel modo giusto. Grazie a una “sceneggiatura” fluida e a un uso della voce narrante (nella versione italiana prestata dal comico Fiorello) mai ingombrante, ma precisa e calibrata, il film gode di un'accessibilità molto elevata, riuscendo a parlare a grandi e piccini contemporaneamente. Si apprende tutto ciò che di utile serve sapere in merito al fenomeno migratorio (dai tecnicismi più essenziali sino alla cinica crudeltà della Natura), ma la parabola cara al regista riguarda soprattutto la sfera romantica: in un periodo di crisi affettiva e isolamento virtuale, come quello degli anni Duemila, fa specie sapere come i pinguini posizionino l'amore in cima alla lista dei loro “fabbisogni”, mentre noi esseri umani (più evoluti, almeno sulla carta) abbiamo sempre più difficoltà ad assimilare un tale concetto. Vincitore del premio Oscar come miglior documentario.
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