Medioevo. In un castello dell'Italia meridionale vive il principe Prospero (Vincent Price): l'uomo non ha rispetto dei suoi sudditi e regna da tiranno. Per evitare il contagio della morte rossa, Prospero si chiuderà nel suo palazzo insieme ad amici e cortigiani. Ma non basterà. Penultimo lungometraggio di Roger Corman ispirato alle opere di Edgar Allan Poe, La maschera della morte rossa è, tra tutti i film del ciclo (iniziato con l'ottimo I vivi e i morti del 1960), uno dei più eleganti, profondi e angoscianti. Raramente Corman è riuscito a trovare un equilibrio tanto perfetto tra atmosfere inquietanti e spessore filosofico. La corruzione e il potere, la giustizia e la paura: le tematiche sono innumerevoli e il risultato è un film politico travestito da horror, un dramma di teatro scandinavo mescolato a un lungometraggio di serie B. Notevolissimo anche per le scelte fotografiche del futuro regista Nicolas Roeg, e per la scenografia di Daniel Haller. Vincent Price giganteggia: quando Prospero vede che la morte rossa ha il suo stesso volto, non rabbrividire è quasi impossibile. Rispetto al racconto originale di Poe, Corman ha inserito una massiccia dose di satanismo. Finale all'altezza delle aspettative.