Mi manda Picone
1984
Paese
Italia
Generi
Commedia, Grottesco, Drammatico
Durata
122 min.
Formato
Colore
Regista
Nanni Loy
Attori
Giancarlo Giannini
Lina Sastri
Aldo Giuffré
Leo Gullotta
Marzio Onorato
Carlo Croccolo
Clelia Rondinella
Carlo Taranto
Gerardo Scala
Tommaso Palladino
Picone (Tommaso Palladino) è un operaio della Italsider che, per protestare contro il proprio licenziamento, si dà fuoco in tuta da lavoro davanti al consiglio comunale di Napoli. La moglie (Lina Sastri) assiste impotente e, dopo aver visto l'uomo caricato in ambulanza, ne perde le tracce. Prova a cercarlo negli ospedali ma senza successo, aiutata da Salvatore (Giancarlo Giannini), che spera di poter lucrare sul caso.
Nanni Loy costruisce questa commedia dal carattere grottesco giocando sugli stereotipi della città di Napoli e dei suoi abitanti: il regista non si accontenta di giocare sugli sviluppi brillanti della trama, ma ne alimenta anche l'aspetto drammatico. In questo modo, le gag legate all'arte di arrangiarsi cedono presto il passo a un universo criminale nascosto, e Salvatore, da piccolo furfantello, vede una situazione inizialmente propizia rivoltarglisi contro in maniera sempre più seria e pericolosa. Il ritratto che Loy offre della città è allarmante: accanto alla bonarietà della piccola delinquenza che vive di espedienti di cui è simbolo il protagonista, si sviluppa un sistema criminoso ramificato e, per questo, difficile da individuare, di cui le autorità non sembrano preoccuparsi. Nel cercare una chiave di lettura tragicomica, però, il regista eccede coi toni scanzonati, sguaiati, quasi parodici dei personaggi di contorno che poco si accordano con gli aspetti più drammatici delle vicende e ogni tanto si fa prendere dalla smania retorica. Buone le interpretazioni di Giannini, premiato con il David di Donatello, e della Sastri, sensuale ma mai volgare, premiata con David e Nastro d'Argento.
Nanni Loy costruisce questa commedia dal carattere grottesco giocando sugli stereotipi della città di Napoli e dei suoi abitanti: il regista non si accontenta di giocare sugli sviluppi brillanti della trama, ma ne alimenta anche l'aspetto drammatico. In questo modo, le gag legate all'arte di arrangiarsi cedono presto il passo a un universo criminale nascosto, e Salvatore, da piccolo furfantello, vede una situazione inizialmente propizia rivoltarglisi contro in maniera sempre più seria e pericolosa. Il ritratto che Loy offre della città è allarmante: accanto alla bonarietà della piccola delinquenza che vive di espedienti di cui è simbolo il protagonista, si sviluppa un sistema criminoso ramificato e, per questo, difficile da individuare, di cui le autorità non sembrano preoccuparsi. Nel cercare una chiave di lettura tragicomica, però, il regista eccede coi toni scanzonati, sguaiati, quasi parodici dei personaggi di contorno che poco si accordano con gli aspetti più drammatici delle vicende e ogni tanto si fa prendere dalla smania retorica. Buone le interpretazioni di Giannini, premiato con il David di Donatello, e della Sastri, sensuale ma mai volgare, premiata con David e Nastro d'Argento.
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