Minari
Minari
2020
Paese
Usa
Genere
Drammatico
Durata
115 min.
Formato
Colore
Regista
Lee Isaac Chung
Attori
Alan Kim
Steven Yeun
Noel Kate Cho
Han Ye-ri
Youn Yuh-jung
Will Patton
Anni Ottanta. Una famiglia di immigrati sudcoreani si trasferisce dalla California all’Arkansas nella speranza di migliorare il loro complicato tenore di vita. Le tensioni tra i genitori non aiutano l’integrazione del piccolo David (Alan Kim) e di sua sorella, ma l’arrivo della nonna dalla Corea per aiutarli potrebbe appianare le divergenze famigliari.
Vista l’attenzione mediatica che questo film ha ottenuto fin dalla sua vittoria al Sundance Film Festival 2020 come miglior americano drammatico, in molti hanno pensato si trattasse di un’opera prima data la scarsa fama del regista: in realtà si tratta del quarto lungometraggio di finzione di Lee Isaac Chung, ma è un po’ come se fosse davvero un (nuovo) esordio. Nato a Denver nel 1978 da immigrati coreani, il regista ha voluto raccontare parte della sua infanzia in questo delicato dramma familiare fortemente autobiografico. Tra momenti leggeri e altri malinconici, il film ha nella figura della nonna la sua parte migliore, un personaggio che segna esattamente i vari registri messi in campo da questa pellicola, che ha nella costruzione del nucleo famigliare e nell’ottima recitazione degli attori i suoi pregi più grandi. Lee Isac Chung usa bene la cinepresa, con diverse riprese esteticamente furbette, che richiamano molto altri film della nota casa che l’ha distribuito, la A24. Curiose le similitudini con altre pellicole quasi coeve come The Farewell di Lulu Wang, ma più in generale Minari ha il limite di ricordare troppo da vicino altri lungometraggi simili sull’universo della provincia americana e diversi passaggi sono troppo prevedibili (vedi il telefonatissimo finale). Il risultato comunque il film lo porta a casa grazie anche al suo tocco profondo e a diverse sequenze emozionanti: in primis, il piccolo David che, nonostante la sua malattia, corre per riprendere la nonna che si stava allontanando. Curiosità: Brad Pitt è tra i produttori esecutivi del film e ha consegnato l'Oscar come miglior attrice non protagonista all'eccellente Youn Yuh-jung.
Vista l’attenzione mediatica che questo film ha ottenuto fin dalla sua vittoria al Sundance Film Festival 2020 come miglior americano drammatico, in molti hanno pensato si trattasse di un’opera prima data la scarsa fama del regista: in realtà si tratta del quarto lungometraggio di finzione di Lee Isaac Chung, ma è un po’ come se fosse davvero un (nuovo) esordio. Nato a Denver nel 1978 da immigrati coreani, il regista ha voluto raccontare parte della sua infanzia in questo delicato dramma familiare fortemente autobiografico. Tra momenti leggeri e altri malinconici, il film ha nella figura della nonna la sua parte migliore, un personaggio che segna esattamente i vari registri messi in campo da questa pellicola, che ha nella costruzione del nucleo famigliare e nell’ottima recitazione degli attori i suoi pregi più grandi. Lee Isac Chung usa bene la cinepresa, con diverse riprese esteticamente furbette, che richiamano molto altri film della nota casa che l’ha distribuito, la A24. Curiose le similitudini con altre pellicole quasi coeve come The Farewell di Lulu Wang, ma più in generale Minari ha il limite di ricordare troppo da vicino altri lungometraggi simili sull’universo della provincia americana e diversi passaggi sono troppo prevedibili (vedi il telefonatissimo finale). Il risultato comunque il film lo porta a casa grazie anche al suo tocco profondo e a diverse sequenze emozionanti: in primis, il piccolo David che, nonostante la sua malattia, corre per riprendere la nonna che si stava allontanando. Curiosità: Brad Pitt è tra i produttori esecutivi del film e ha consegnato l'Oscar come miglior attrice non protagonista all'eccellente Youn Yuh-jung.
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