Mine
Mine
2016
Paese
Usa
Generi
Thriller, Guerra
Durata
106 min.
Formato
Colore
Registi
Fabio Guaglione
Fabio Resinaro
Attori
Armie Hammer
Annabelle Wallis
Tom Cullen
Juliet Aubrey
Geoff Bell
Clint Dyer
Afghanistan. Un soldato in fuga (Armie Hammer) poggia inavvertitamente un piede su una mina antiuomo. Con il rischio di saltare in aria, come un suo compagno prima di lui, non può muoversi: i soccorsi sono lontani due giorni e due notti, l’acqua è quasi finita e sopravvivere sembra una missione impossibile.
Esordio al lungometraggio di due registi italiani, Fabio Guaglione (classe 1981) e Fabio Resinaro (classe 1980), che si sono fatti conoscere grazie al corto Afterville (2008) e sono stati finanziati per questa opera prima dall’inglese Peter Safran, già produttore di Buried – Sepolto (2010). Ed è proprio con il film di Rodrigo Cortés che Mine ha diverse cose in comune: lì un uomo che si risvegliava in una bara, qui un soldato che non può muoversi. Spunto indubbiamente suggestivo: la prima parte regge bene, la tensione si mantiene alta e il montaggio appare funzionale. Peccato però che la lunghezza eccessiva renda il tutto ridondante e prolisso, facendo perdere buona parte della forza delle battute iniziali. Incisive, in ogni caso, le sequenze notturne, mentre sono spesso forzati i flashback che ci raccontano il passato del protagonista, un uomo che la vita aveva già messo in ginocchio prima che arrivasse in Afghanistan. Ne risulta un esordio indubbiamente interessante e inusuale ma, con alcuni accorgimenti narrativi e qualche taglio in più, l'esito sarebbe stato ancor più felice.
Esordio al lungometraggio di due registi italiani, Fabio Guaglione (classe 1981) e Fabio Resinaro (classe 1980), che si sono fatti conoscere grazie al corto Afterville (2008) e sono stati finanziati per questa opera prima dall’inglese Peter Safran, già produttore di Buried – Sepolto (2010). Ed è proprio con il film di Rodrigo Cortés che Mine ha diverse cose in comune: lì un uomo che si risvegliava in una bara, qui un soldato che non può muoversi. Spunto indubbiamente suggestivo: la prima parte regge bene, la tensione si mantiene alta e il montaggio appare funzionale. Peccato però che la lunghezza eccessiva renda il tutto ridondante e prolisso, facendo perdere buona parte della forza delle battute iniziali. Incisive, in ogni caso, le sequenze notturne, mentre sono spesso forzati i flashback che ci raccontano il passato del protagonista, un uomo che la vita aveva già messo in ginocchio prima che arrivasse in Afghanistan. Ne risulta un esordio indubbiamente interessante e inusuale ma, con alcuni accorgimenti narrativi e qualche taglio in più, l'esito sarebbe stato ancor più felice.
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