Un campione di baseball (Michael O'Keefe) s'innamora di una cantante di night club (Rebecca De Mornay). L'andamento della relazione getta però nell'incertezza anche il suo rendimento sul campo, perché l'umore del rapporto di coppia influenza direttamente le prestazioni sportive. È davvero sconcertante e inspiegabile vedere una penna sopraffina come quella del grande scrittore Neil Simon alle prese con una sceneggiatura così triste, in cui non c'è niente che abbia brio e mordente e tutto appare debole e involuto, oltre che ben lontano da qualsiasi efficacia. Anche Hal Ashby, dopo i successi degli anni Settanta Harold e Maude (1971), L'ultima corvée (1973) e Oltre il giardino (1979), è chiaramente sceso di parecchie spanne sotto il livello dell'accettabilità, e La moglie del campione è di gran lunga il film più risibile e incolore tra quelli che ha girato nella sua altalenante carriera. Un'operetta che, non solo per il modo in cui sviluppa la povera idea di partenza, chiama lo scherno con, purtroppo, assoluto merito. Cameo del regista Martin Ritt.