Mommy
Mommy
2014
Paese
Canada
Generi
Drammatico, Sentimentale
Durata
139 min.
Formato
Colore
Regista
Xavier Dolan
Attori
Anne Dorval
Antoine-Olivier Pilon
Suzanne Clément
Patrick Huard
Alexandre Goyette
Michèle Lituac
Vedova single con un precario lavoro di traduttrice, Diane 'Die' Després (Anne Dorval) deve affrontare la non facile convivenza con l'adorato e sensibile figlio Steven (Antoine-Olivier Pilon), affetto da un disturbo mentale che talvolta lo porta a essere violento, appena espulso dal centro di recupero in cui era in cura a causa di insubordinazione. All'interno della “coppia” si inserisce l'insofferente Kyla (Suzanne Clément), vicina di casa di Diane soffocata dalla routine familiare. I tre inizieranno una straordinaria parabola che li porterà a scelte di vita dolorose ma, forse, necessarie.
«Non esiste che una madre possa smettere di amare il proprio figlio». Scritto, diretto e montato dall'enfant prodige Xavier Dolan, regista canadese classe 1989 al suo quinto lungometraggio, Mommy rappresenta la definitiva maturazione di un autore che, dimostrando un'invidiabile coerenza tematica, è riuscito con questa opera a comporre un ritratto sulla fragilità, le contraddizioni e l'insostenibile carico di viscerali emozioni che intercorrono nel rapporto umano più complesso a cui si possa fare riferimento, ovvero quello tra madre e figlio. Sentimenti speculari, a volte stridenti, ma sempre autentici: Diane e Steven si rispecchiano l'uno nell'altra sovvertendo i rispettivi ruoli precostituiti a causa di un deficit esistenziale che passa dall'amore, dall'odio, dall'assenza della figura paterna, dal rifiuto di crescere, dalla regressione infantile (sottolineata dalla colonna sonora anni '90 incisa sul CD Die+Steve Mix 4ever). Lo sguardo intimista esaltato dal formato 1:1 con cui è girata la pellicola per restituire un'idea della condizione claustrofobica in cui vivono i protagonisti, si allarga in due, significativi, passaggi che esemplificano l'illusione di una felicità destinata a svanire, filtrata dal distacco della classica finzione cinematografica widescreen (Steven che ricompone uno sghembo quadro familiare dopo la ri-nascita e Diane che proietta la propria mente in un effimero futuro di speranza). Straordinariamente significativa la sequenza del ballo in casa, in cui i tre protagonisti esprimono le proprie emozioni (libertà, indipendenza, utopico appagamento) rivendicando la propria identità e quella di una nazione intera (non a caso il brano di accompagnamento è On Ne Change Pas della canadese Céline Dion). In un trio di superbi attori, spicca la dolente intensità di Anne Dorval, oltre al talento cristallino del biondo Antoine-Olivier Piton, immerso ora in tonalità giallo-oro, ora in colori metallici. Presentato in concorso al Festival di Cannes, dove ha ottenuto il Premio della giuria ex-aequo con Adieu au langage (2014) di Jean-Luc Godard.
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