Moїse detto Momo (Pierre Boulanger) è un adolescente ebreo dalla vita difficile nella Parigi anni Sessanta: la madre (Isabelle Renauld) se n'è andata di casa lasciandolo solo con un padre anaffettivo (Gilbert Melki) e pochi soldi, che il ragazzino spende per frequentare le prostitute del quartiere. L'amico arabo Ibrahim (Omar Sharif), che gestisce un negozietto di alimentari, sarà l'unica guida per Momo, specialmente quando perderà anche il padre. Tratto dal romanzo omonimo di Éric-Emmanuel Schmitt, Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano è una contaminazione di generi piuttosto delicata: dalla commedia al bildungsroman, dal road-movie al dramma, c'è spazio per molti ingredienti sui quali spicca il curioso ma genuino rapporto tra Momo e Ibrahim, opposti per età e cultura, ma simili nella necessità di trovare l'uno nell'altro un punto di riferimento umano. Aggraziato nella confezione e nella recitazione (buona la prova di Sharif), il film beneficia di una serie di tasselli che si incastrano al punto giusto, dalla fotografia alla scelta delle colonne sonore, scivolando però sulla mancanza di originalità e su qualche pecca di retorica che, specie nella seconda e aforistica parte, appesantisce l'insieme. Una commedia garbata e non superficiale negli intenti, che non brilla per ritmo e intensità. Presentato fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia.