Morrison
2021
Paese
Italia
Genere
Drammatico
Durata
98 min.
Formato
Colore
Regista
Federico Zampaglione
Attori
Lorenzo Zurzolo
Giovanni Calcagno
Carlotta Antonelli
Giglia Marra
Riccardo De Filippis
Adamo Dionisi
Lodo (Lorenzo Zurzolo) ha vent’anni e vive le difficoltà della sua età, tra un difficile rapporto con il padre e il tentativo di conquistare Giulia (Carlotta Antonelli), la sua coinquilina di cui è follemente innamorato. Si esibisce con i MOB, una band indie, in un leggendario locale romano: il Morrison. Un giorno, casualmente, la strada di Lodo incrocia quella di Libero Ferri (Giovanni Calcagno), ex rockstar dalla carriera in stallo, che cerca di ritrovare il successo ma finisce per chiudersi sempre di più in se stesso.
Giunto alla sua quarta regia, Federico Zampaglione, frontman dei Tiromancino, mette a segno una virata di tono non indifferente rispetto alle atmosfere dei suoi lavori precedenti, che spaziavano dal tentativo abortivo di satira borghese di Nero Bifamiliare (2007) al thriller torbido di Tulpa - Perdizioni mortali (2012) passando per l’horror dalle tentazioni politiche Shadow (2009). Muovendosi nel mondo che meglio conosce, tuttavia, il regista non sembra guadagnare troppo in nerbo e convinzione narrativa e dei propri mezzi: pur raccontando di un cantante e di un gruppo alle prese col tentativo di emergere, Morrison non restituisce mai l’ansia febbrile delle prime volte, né tantomeno pare in grado di suonare credibile nel tratteggio dei personaggi, nella messa a punto delle dinamiche del conflitto, nelle triangolazioni romantiche e magari insidiose tra palco, realtà e tutto ciò che di idealistico, ma anche di meschino, può girarvi intorno. Finché a dominare la scena sono i momenti delle esecuzioni musicali si respira quantomeno la passione del cineasta e la pertinenza del suo punto di vista rispetto a questo tipo di storia, ma tutto il resto è una carrellata piuttosto stanca di personaggi stereotipati, confronti generazionali tra presunti padri e altrettanto presunti figli, forzature assortire e sparse a piene mani senza sottilizzare troppo. La migliore del cast è Carlotta Antonelli, il cui personaggio è purtroppo fin troppo sacrificato e lasciato al caso, come d’altronde altri archi narrativi, mentre i due protagonisti faticano a imprimere verosimiglianza ai loro personaggi tanto singolarmente quanto nella chimica reciproca che dovrebbe unirli (anche se Calcagno, nel cui personaggio s’intravede l’ombra della dissipazione infantile e beffarda del talento “cara” a Franco Califano, uno dei maestri di Zampaglione, è comunque decisamente più volenteroso del giovane Zurzolo). Tratto dal romanzo Dove tutto è a metà, scritto da Zampaglione con Giacomo Gensini. Camei dei cantanti Alessandro Amoroso ed Ermal Meta, nei panni di un ombroso e minaccioso discografico influente. Tra i brani in colonna sonora Cerotti, scritta da Zampaglione con Gazzelle, e Er musicista, realizzata dallo stesso regista con Franco126.
Giunto alla sua quarta regia, Federico Zampaglione, frontman dei Tiromancino, mette a segno una virata di tono non indifferente rispetto alle atmosfere dei suoi lavori precedenti, che spaziavano dal tentativo abortivo di satira borghese di Nero Bifamiliare (2007) al thriller torbido di Tulpa - Perdizioni mortali (2012) passando per l’horror dalle tentazioni politiche Shadow (2009). Muovendosi nel mondo che meglio conosce, tuttavia, il regista non sembra guadagnare troppo in nerbo e convinzione narrativa e dei propri mezzi: pur raccontando di un cantante e di un gruppo alle prese col tentativo di emergere, Morrison non restituisce mai l’ansia febbrile delle prime volte, né tantomeno pare in grado di suonare credibile nel tratteggio dei personaggi, nella messa a punto delle dinamiche del conflitto, nelle triangolazioni romantiche e magari insidiose tra palco, realtà e tutto ciò che di idealistico, ma anche di meschino, può girarvi intorno. Finché a dominare la scena sono i momenti delle esecuzioni musicali si respira quantomeno la passione del cineasta e la pertinenza del suo punto di vista rispetto a questo tipo di storia, ma tutto il resto è una carrellata piuttosto stanca di personaggi stereotipati, confronti generazionali tra presunti padri e altrettanto presunti figli, forzature assortire e sparse a piene mani senza sottilizzare troppo. La migliore del cast è Carlotta Antonelli, il cui personaggio è purtroppo fin troppo sacrificato e lasciato al caso, come d’altronde altri archi narrativi, mentre i due protagonisti faticano a imprimere verosimiglianza ai loro personaggi tanto singolarmente quanto nella chimica reciproca che dovrebbe unirli (anche se Calcagno, nel cui personaggio s’intravede l’ombra della dissipazione infantile e beffarda del talento “cara” a Franco Califano, uno dei maestri di Zampaglione, è comunque decisamente più volenteroso del giovane Zurzolo). Tratto dal romanzo Dove tutto è a metà, scritto da Zampaglione con Giacomo Gensini. Camei dei cantanti Alessandro Amoroso ed Ermal Meta, nei panni di un ombroso e minaccioso discografico influente. Tra i brani in colonna sonora Cerotti, scritta da Zampaglione con Gazzelle, e Er musicista, realizzata dallo stesso regista con Franco126.
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