La morte corre sul fiume
The Night of the Hunter
1955
Paese
Usa
Genere
Drammatico
Durata
93 min.
Formato
Bianco e Nero
Regista
Charles Laughton
Attori
Robert Mitchum
Shelley Winters
Lillian Gish
James Gleason
Billy Chapin
Sally Jane Bruce
Harry Powell (Robert Mitchum), fanatico religioso che si spaccia per predicatore, sposa e uccide la giovane vedova Harper (Shelley Winters) per sottrarle i 10.000 dollari che il marito ha rubato durante una rapina. I piccoli Harper, John (Billy Chapin) e Pearl (Sally Jane Bruce), gli daranno filo da torcere grazie all'aiuto di Rachel Cooper (Lillian Gish).
Prima e unica regia del grande attore Charles Laughton, che adatta il romanzo di Davis Grubb, La morte corre sul fiume costituisce un unicum assoluto nel panorama cinematografico internazionale: capolavoro senza tempo, l'opera si sviluppa come una favola di perraultiana memoria, stigmatizzando l'innocenza infantile insidiata da un “orco” malvagio e mettendo in scena archetipi che si fondono con uno stile maestoso e inimitabile (i riferimenti pittorici, l'antinarratività, il contrappunto della Natura alle tragedie umane, le scenografie espressioniste: memorabili, in tal senso, le inquadrature inondate da ombre che si stagliano inquietanti). Ma Laughton tocca vertici da capogiro anche nella rappresentazione della repressione puritana (siamo nell'America degli anni Trenta) incarnata da una provincia ignorante e bigotta, pronta sempre e comunque al linciaggio. La pellicola procede per opposizione attraverso due antitetiche visioni religiose (quella compassionevole della straordinaria Lillian Gish e quella radicale e maligna del “reverendo” Powell) che coinvolgono i concetti metafisici di Bene e Male, Amore e Odio, tatuati sulle nocche di Robert Mitchum ed espressi formalmente da una magnifica e contrastata fotografia in bianco e nero. Talmente geniale e folgorante da non essere compreso, il film fu un clamoroso insuccesso commerciale che condannò Laughton a tornare (soltanto) davanti alla macchina da presa.
Prima e unica regia del grande attore Charles Laughton, che adatta il romanzo di Davis Grubb, La morte corre sul fiume costituisce un unicum assoluto nel panorama cinematografico internazionale: capolavoro senza tempo, l'opera si sviluppa come una favola di perraultiana memoria, stigmatizzando l'innocenza infantile insidiata da un “orco” malvagio e mettendo in scena archetipi che si fondono con uno stile maestoso e inimitabile (i riferimenti pittorici, l'antinarratività, il contrappunto della Natura alle tragedie umane, le scenografie espressioniste: memorabili, in tal senso, le inquadrature inondate da ombre che si stagliano inquietanti). Ma Laughton tocca vertici da capogiro anche nella rappresentazione della repressione puritana (siamo nell'America degli anni Trenta) incarnata da una provincia ignorante e bigotta, pronta sempre e comunque al linciaggio. La pellicola procede per opposizione attraverso due antitetiche visioni religiose (quella compassionevole della straordinaria Lillian Gish e quella radicale e maligna del “reverendo” Powell) che coinvolgono i concetti metafisici di Bene e Male, Amore e Odio, tatuati sulle nocche di Robert Mitchum ed espressi formalmente da una magnifica e contrastata fotografia in bianco e nero. Talmente geniale e folgorante da non essere compreso, il film fu un clamoroso insuccesso commerciale che condannò Laughton a tornare (soltanto) davanti alla macchina da presa.
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