Morte in vacanza
Macario
1960
Paese
Messico
Genere
Fantasy
Durata
91 min.
Formato
Bianco e Nero
Regista
Roberto Gavaldón
Attori
Ignacio López Tarso
Pina Pellicer
Enrique Lucero
Mario Alberto Rodríguez
José Gálvez
José Luis Jiménez
Eduardo Fajardo
Consuelo Frank
Macario (Ignacio López Tarso) è un povero taglialegna che fatica a guadagnare abbastanza per sfamare i figli. Dopo aver chiesto alla moglie (Pina Pellicer) un tacchino intero da mangiare senza doverlo dividere con nessuno, gli appaiono il Diavolo, Dio e la Morte. Con quest’ultima nasce un patto di amicizia che rende Macario un famoso curandero.
Tra i film messicani più acclamati del periodo, presentato in concorso a Cannes e candidato (per la prima volta nella storia del Paese) all’Oscar per il miglior film straniero, Morte in vacanza ha una struttura classicamente fiabesca: l’ingenuo protagonista ha un incontro soprannaturale che lo porterà a un’effimera rivalsa e a un finale già scritto dall’esplicita morale. È una scelta narrativa che trova i suoi punti di forza proprio nei passaggi meno realistici: l’incontro con le tre entità, accompagnato da brevi ed efficaci scontri verbali, e il prefinale nella grotta della morte sono sicuramente affascinanti. Peccato che il resto dei dialoghi siano per la maggior parte molto didascalici e facciano perdere un po’ la magia. Comunque, godibile e apre a più di una riflessione sulle iniquità della società odierna, nonostante l’ambientazione storica. I titoli di testa scorrono tra le ammalianti immagini funereo-giocose del Día de los muertos e, per una volta, il finale rivelatore che tutto è stato un sogno riesce a essere un efficace pugno allo stomaco. Tratto da un racconto di B. Traven a sua volta ispirato a Comare Morte dei fratelli Grimm.
Tra i film messicani più acclamati del periodo, presentato in concorso a Cannes e candidato (per la prima volta nella storia del Paese) all’Oscar per il miglior film straniero, Morte in vacanza ha una struttura classicamente fiabesca: l’ingenuo protagonista ha un incontro soprannaturale che lo porterà a un’effimera rivalsa e a un finale già scritto dall’esplicita morale. È una scelta narrativa che trova i suoi punti di forza proprio nei passaggi meno realistici: l’incontro con le tre entità, accompagnato da brevi ed efficaci scontri verbali, e il prefinale nella grotta della morte sono sicuramente affascinanti. Peccato che il resto dei dialoghi siano per la maggior parte molto didascalici e facciano perdere un po’ la magia. Comunque, godibile e apre a più di una riflessione sulle iniquità della società odierna, nonostante l’ambientazione storica. I titoli di testa scorrono tra le ammalianti immagini funereo-giocose del Día de los muertos e, per una volta, il finale rivelatore che tutto è stato un sogno riesce a essere un efficace pugno allo stomaco. Tratto da un racconto di B. Traven a sua volta ispirato a Comare Morte dei fratelli Grimm.
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