Martin (Eric Stoltz), figlio dello scienziato Seth Brundle (Jeff Goldblum), continua gli studi sul teletrasporto della materia, che tanto costarono al genitore. Oltre alla genialità, eredita anche un DNA mutato, che ben presto scatena un drammatico processo di trasformazione. Ad aiutarlo e sostenerlo, solo l'innamorata Beth (Daphne Zuniga). Più che un sequel, un pedestre remake di La mosca, film diretto nel 1986 da David Cronenberg. La sceneggiatura, firmata da Mick Garris, Frank Darabont, Jim e Ken Wheat, ricalca lo schema del capostipite, concentrandosi sulla storia d'amore del protagonista con la bella di turno ed enfatizzando la metamorfosi (più esteriore che interiore, e quindi assai superficiale) tramite un uso smodato di effetti speciali (non a caso il regista è Chris Walas, realizzatore dell'ibrido nella pellicola di Cronenberg). Prevedibile, didascalico e tremendamente buonista (nessuna ambiguità o sfumatura nella distinzione tra buoni e cattivi), con una regia piatta e totale assenza di guizzi tensivi; gli unici momenti a colpire nel segno sono quelli relativi al rapporto tra Martin e l'adorato cane da laboratorio. Cameo di John Getz nei panni di Stathis Borans; Lee Richardson è il cinico industriale Bartok. Musiche di Christopher Young.